Femminicidio a Genova: bengalese inscena il suicidio della moglie. Incastrato da un disegno del figlio
Non era un suicidio, ma l’ennesimo femminicidio: a marzo era morta precipitando dalla finestra dell’abitazione in cui viveva, nel quartiere Sestri Ponente di Genova. Subito gli inquirenti avevano ritenuto probabile l’ipotesi del suicidio, ma dopo mesi di indagini affidate ai carabinieri è emersa un’altra verità: Sharmia Sultana, 32enne originaria del Bangladesh, sarebbe stata uccisa dal marito Ahmed Mustak, connazionale di 44 anni, davanti a loro figlio. L’uomo è stato arrestato ieri su ordinanza di custodia cautelare emessa dalla gip Paola Faggioni.
La svolta sarebbe arrivata grazie a un disegno realizzato dal più grande dei due figli della coppia, un bambino di 9 e una bambina di 7 anni. Dietro all’ennesimo femminicidio ci sarebbe ancora la gelosia ossessiva di un uomo. Era la stessa Sultana a confidarsi con le amiche in chat: “Mi controlla tutto il giorno. Quando vede qualcuno che mi manda dei messaggi mi insulta ed è molto geloso”. Le forze dell’ordine erano già intervenute due volte per liti nel loro appartamento. Alla bimba Mustak avrebbe raccomandato di “non raccontare nulla”, ma è stato il fratello a testimoniare che “papà ha sbattuto la testa di mamma”, confermando poi di averla vista cadere dalla finestra.
Femminicidio a Genova: la donna uccisa perché stava troppo su TikTok
Il corpo era stato trovato riverso in strada, sotto lo stabile di via Emanuele Ferro, dove la coppia viveva. Nell’appartamento quel giorno, oltre ai figli c’era anche il marito. Interpellato dai carabinieri, subito accorsi sul posto, l’operaio bengalese aveva detto di non avere sentito nulla, perché in un’altra stanza, a letto per via di una influenza.
Gli inquirenti sono comunque andati avanti con le indagini e, secondo quanto raccontato dai bambini di 7 e 10 anni, avevano scoperto che il padre picchiava spesso la madre perchè stava al telefonino e utilizzava “troppo” i social, come appunto Tik Tok. In una delle drammatiche testimonianze raccolte, i piccoli avrebbero raccontato che il padre aveva “sbattuto la testa della mamma a terra”.
Il 44enne aveva anche cercato di zittire la figlia più piccola. Lo sentono le intercettazioni ambientali in caserma, poco prima che la bimba venisse ascoltata. “Tu non raccontare nulla di tua madre”, intima alla figlia. “Quando ti chiedono di tua mamma tu digli che guarda sempre il cellulare e sempre parlare con la gente. E a scuola non raccontare niente”. Sharmir sognava una vita migliore. “Se vuoi essere forte, impara a lottare da sola” aveva scritto sul suo profilo Tik Tok. Uno degli ultimi post prima della tragica fine.