Chiara Ferragni e il “vuoto” degli influencer che non sanno far nulla ma ce li ritroviamo a Sanremo…

19 Dic 2023 18:33 - di Mario Campanella

Essere Chiara Ferragni oggi non deve essere facile. Un anno iniziato alla grande, con il Sanremo condotto gratis e il “pensati libera” di contorno alle spalle, e finito con le mani in pasta nel pandoro.
E così, dopo avere interpretato incredibilmente una fetta di pensiero (!) progressista, tra buonismo e slogan sempre efficaci, la pasionaria del web ha dovuto affrontare i suoi tormenti senza trucco e senza inganno.
Ha donato un milione, impugnerà la multa dell’Antitrust, ha ingaggiato il simpatico coniuge in una battaglia di principi persa in partenza.
Ce la farà Chiara, non sarà un pandoro a interrompere il flusso del suo business che ancora oggi sembra un artifizio del diavolo. Cos’è l’influencer? L’equivoco del vuoto o la profezia avverata del pensiero pasoliniano che predicava il trionfo del nulla nella società del capitalismo.
Eppure, Chiara Ferragni colpisce e rappresenta milioni di follower per quella caratteristica di bontà certificata che dispensa beneficenza interessata  (e in questo caso taroccata), percependo quella esibizione del bene resasi ormai necessaria.
Il “bene” in sé non è un atto dovuto ma essenzialmente liberale ma bisogna mostrarlo per coprire il “male”. Una massima di San Paolo interpretata in chiave moderna.
La straordinarietà di questi tempi è che si può diventare famosi e ricchi prescindendo dal talento. Basta colpire bene sul web, come ha fatto la signora, e accumulare apostoli con un click.
È il politicamente corretto che poi si macchia degli scheletri propri di ogni essere umano.
Kafka morì sconosciuto e solo la sapienza del suo migliore amico gli impedì di distruggere tutti i manoscritti.
Ferragni ha conquistato brand internazionali e consigli di amministrazione compiacendo i media con un’abilità empirica.
Non sa recitare (in senso drammaturgico ma lo sa fare meglio di altri), cantare o ballare, eppure era a Sanremo.
Griffa un pandoro e fa schizzare le vendite. È un fenomeno globale di una comunità che si smarrisce continuamente dietro i social.
Condannarla definitivamente sarebbe persino ingiusto. Ma si sottrarrà all’unica condanna possibile, l’oblio. Negli Stati Uniti una violazione del genere, laddove il mercato è considerato sacro, le avrebbe provocato guai seri. Qui se la caverà: passerà, “’a nuttata”, e risorgerà con le sue chicche commerciali. Per qualche dollaro in più.

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