Bocciatura del Mes? Nessun dramma, Parigi silurò Difesa a Costituzione europea
Sulla bocciatura del “nuovo Mes” da parte del Parlamento vi scrivo una cosa essenziale e due di complemento, prescindendo il tanto che basta dal contenuto specifico. La questione prioritaria: bocciare un trattato non é né un dramma, né un rigurgito di sovranismo. Ma una prova di sovranità che, sul medio e lungo periodo, fa bene a un
Paese. Gli dà profilo e prestigio: nel concerto delle
nazioni, funziona così.
Mes: voto in Parlamento, prova di trasparenza
Le due integrative sono queste. La prima: la Costituzione repubblicana riserva i trattati alla competenza parlamentare e non é un caso. La storia politica europea si é fatta anche col rigetto da parte delle assemblee legislative di ratifiche di accordi che impegnavano gli Stati. L’articolo 80 della Costituzione ci dice che “ Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica. O prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi”. Una norma che parla da sola, non ha bisogno di commenti. La tradizione europea é fatta di esercizio pieno delle libertà parlamentari quando si tratta di vincolare gli Stati su tematiche che li espongono in modo significativo per il futuro.
La storia politica si fa con il rifiuto degli accordi
La seconda: é bene che il governo abbia fatto esprimere il Parlamento, perché il voto ha fornito un contributo di chiarezza. Non c’è una maggioranza in Italia a favore della nuova edizione del Mes, né a livello di istituzioni e neppure di società civile. Sarebbe stato un errore fingere una realtà diversa da ciò che é. Peraltro il voto “fotografa” le posizioni anche a futura memoria, per il discorso pubblico che sul Meccanismo europeo di stabilità ha bisogno di trasparenza.
Il voto fotografa le posizioni in campo
Nonostante gli sforzi della premier Meloni, che ha mostrato il noto foglietto in aula, e l’agitarsi del suo predecessore antagonista Giuseppe Conte, sulla posizione degli esecutivi dallo stesso guidati, gli italiani avevano bisogno di capire; e ora tutto é chiaro, alla luce del sole. Torno al ragionamento essenziale. Quando si discute della “forza” e del prestigio della “Republique” d’Oltralpe, si citano due casi.
La Francia affossò Difesa e Costituzione europea
Il primo é l’affossamento, nel 1954, da parte dell’Assemblea nazionale francese, della famosa Ced, la Comunità europea della Difesa. Allora si fu a un passo da un esercito comune, con tanto di uniforme e poco meno. Allora, in un’ Europa comunitaria ben più ristretta, di mezzo milione di militari inquadrati. Era il 30 agosto, primo ministro era il radicale Pierre Mendès-France. Il trattato fu bocciato con 319 voti contrari e 264 favorevoli. Cinque anni dopo arriverà Charles De Gaulle, ma la linea di ”sovranité” non cambierà. Anzi si rafforzerà con l’avvento della Quinta Repubblica del Generale.
La linea di “sovranité” dei cugini d’Oltralpe
Quella di quasi 70 anni fa fu una bocciatura di dimensioni ed effetti imparagonabili alla riforma del Mes. L’Italia degasperiana attese, con democristiana “prudenza”, il voto francese che le tolse le castagne dal fuoco. Ma adesso, quando si parla di sicurezza dell’Europa, si guarda a Parigi e ci si chiede quale sarà la sua condotta; nessuno ritiene scontato il comportamento francese, perché c’è quel precedente che incute timore e rispetto.
Italia player che pesa nell’Unione
E quando nel 2004 la Francia e l’Olanda non ratificarono addirittura la cosiddetta “Costituzione” europea, a nessuno venne in mente di accusare i due Paesi di “sovranismo”. Anche quella circostanza segnalò una tradizione di autonomia dei cugini d’Oltralpe. Ma si andò avanti nel processo di costruzione dell’edificio europeo. Si giunse, qualche anno dopo, al trattato di Lisbona (2009) – che da sempre risente degli apporti nazionali i quali talvolta passano per i “si” ma anche per i “no”, com’è sempre stato.
Il no al Mes dà all’Italia un peso indipendente
Accadrà anche per l’Italia ? Quasi certamente. Di sicuro c’é che il rifiuto parlamentare del nuovo Mes, conferisce a Roma un ruolo, nell’Unione, di player “indipendente”. E di peso rispetto al duopolio franco-tedesco che si é visto all’opera nella revisione del Patto di stabilità. Accuse e polemiche di sovranismo sono fuori luogo; lo saranno sempre più, con la formazione del nuovo “governo” a Bruxelles. Dopo le consultazioni di primavera che sono la bussola di tutte le forze politiche nel Vecchio Continente. In fondo le elezioni per il Parlamento europeo sono l’unico esercizio di democrazia diretta che i Trattati consentono. E se i partiti ne tengono conto é più che naturale; é fisiologico: é giusto così.