Nostradamus Landini e lo sciopero annunciato ad agosto dopo aver previsto una “brutta” Finanziaria

16 Nov 2023 16:42 - di Mario Campanella

Domani c’è lo sciopero ma non è generale. Viene in mente una famosa poesia di Eugenio Montale, che prende ironicamente in giro il capolavoro di Gabriele D’Annunzio, la pioggia nel Pineto, che rinverdisce gli anni in cui lo sciopero bloccava realmente la Nazione e rischiava di far cadere governi che avevano una sorta di durata preconfezionata.
Lo sciopero è un diritto inalienabile ma, qui sta la debolezza, è anche un processo graduale. Landini, invece, lo ha annunciato addirittura ad agosto, manco fosse Nostradamus, quando nessuno conosceva, nemmeno in maniera embrionale, come sarebbe stata la legge finanziaria. Se il governo Meloni avesse per assurdo fatto un debito di 40 miliardi aumentando stipendi e pensioni Landini avrebbe confermato ugualmente la sua iniziativa.
La Cgil ha scelto la via del massimalismo e con essa anche la Uil che pure dovrebbe preservare la sua vocazione riformista.
Da tempo, invece, la Cisl si è smarcata, recuperando la funzione propria del Sindacato che è certo quella dell’antagonismo ma che deve guardare sempre a raggiungere un obiettivo.
Landini non offre, al di là di una visione fiscale improponibile, soluzioni alternative, né cerca di portare a casa provvedimenti frutto di trattative. Gli interessa semplicemente lo scontro che diventa ideologico e non sostanziale.
Non che non si debba dialogare con i sindacati, anzi, è sempre doveroso rispettarne la funzione e la rappresentatività ma si può discutere se la premessa è l’indizione dello sciopero ad agosto?
Emerge, dal comportamento della Uil, l’assenza della componente socialista e riformista che sembra ancora il difetto più rilevante dell’area di sinistra.
C’era , anche nella Cgil, e aveva un ruolo considerevole. Soprattutto, Landini rischia di ledere quel principio di autonomia che ha separato il Sindacato dai partiti anche quando il Pci aveva un terzo dei voti.
Le interlocuzioni con il governo, un tempo indispensabili, oggi sono state cancellate. Se si parte dallo sciopero come base di discussione diventa impossibile tenere aperta una finestra di dialogo.
Il Sindacato deve raggiungere un obiettivo in ogni azione conflittuale ma in questo caso il fine sembra esclusivamente una sorta di opposizione vicariale a un Esecutivo di centrodestra.
L’idea di una nuova comunità politica richiede anche la presenza sindacale ma a patto che sappia mediare e interpretare nuove esigenze.
La Cgil potrebbe aprire un tavolo di confronto con il governo sulle questioni del lavoro nella loro complessità, sulle riforme costituzionali, sulla necessità di introdurre la partecipazione dei lavoratori al dibattito politico.
Chiudersi nello sciopero è un atto che respinge il confronto e chiude le strade a ogni impostazione dialogica. E questo irrita per primi i lavoratori e l’opinione pubblica che non viene sollecitata adeguatamente. Landini in questo si porta dietro i meccanismi della FIOM che non sono sufficienti a coprire bisogni più estesi.
Per questo lo sciopero in sé è fallimentare. Ed è un’occasione persa.

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