In Calabria qualcosa si muove: più forze di polizia, meno rassegnazione alla forza dei clan
La Calabria deve fare ancora i conti con la criminalità organizzata, presente capillarmente su tutto il territorio ma qualcosa in quest’anno di governo Meloni è cambiato. Non che non vi sia la pervasività della ‘ndrangheta, che in alcune aree continua a insidiare la sovranità dello Stato. Nel reggino e nel vibonese soprattutto.
Come sta cambiando la ‘ndrangheta
È una ‘ndrangheta imprenditrice, che progressivamente ha abbandonato l’aspetto rurale e arcaico per dedicarsi agli investimenti, tentando di infiltrarsi negli appalti pubblici e sfruttando l’enorme potenziale economico. Quello che è cambiato è la presenza più forte delle forze dell’ordine, implementate già abbondantemente in un anno dopo il decennio di blocco del turnover che aveva depauperato gli organici.
Wanda Ferro impegnata per aumentare i presidi delle forze di polizia
Il sottosegretario agli interni di Fratelli d’Italia , la calabrese Wanda Ferro, si è impegnata per assicurare un contingente di forze di polizia che ha aumentato i presidi nei territori. È un dato concreto e tangibile che è di supporto all’azione della magistratura. Sono state effettuate diverse operazioni ad “alto impatto “ che hanno portato ad arresti di esponenti delle nuove leve della criminalità. Le due direzioni distrettuali di Reggio Calabria e Catanzaro hanno portato a termine operazioni consistenti nello sradicamento dei clan.
Le iniziative della Regione Calabria
I processi di cambiamento hanno bisogno di tempo. Le mutazioni ambientali della ‘ndrangheta non hanno, però, trovato un sistema di deterrenza debole. Seppure non manchino tanti episodi di infiltrazione nelle amministrazioni locali, emerge una cultura nuova che passa anche attraverso l’azione di una Regione che ha messo in campo iniziative culturali e politiche che guardano alle nuove generazioni. Wanda Ferro ha fatto sentire la presenza dello Stato in un’ottica di sinergia con i comuni, consapevole che da essi passa la possibilità di sbarrare le porte alle famiglie mafiose.
Una regione non più rassegnata alla forza dei clan
Parlare di nuova primavera è prematuro ma è indiscutibile che stia nascendo una regione diversa, con un sistema di controlli sulla legalità che punta all’ordinario . I beni confiscati aumentano e spesso vengono utilizzati per attività di cooperazione sociale. Non c’è più una Calabria rassegnata alla forza dei clan ma una regione che lentamente aumenta la consapevolezza di dover scegliere la via della legalità e dello sviluppo. È un work in progress ma è un lavoro iniziato bene e che promette di assicurare protezione ai cittadini e di isolare progressivamente quei tentacoli che nel tempo hanno drenato le risorse destinate ai calabresi. Una stagione di libertà.