Smog a Torino, la Procura chiede la citazione diretta a giudizio per Fassino, Appendino e Chiamparino

5 Ott 2023 9:31 - di Natalia Delfino
smog torino

La Procura di Torino ha chiesto la citazione diretta a giudizio per gli ex sindaci di Torino Piero Fassino e Chiara Appendino, per l’ex governatore Sergio Chiamparino e per i relativi assessori all’Ambiente: Enzo Lavolta; Stefania Giannuzzi e Alberto Unia; Alberto Valmaggia. I sette sono indagati in un’inchiesta per il reato di inquinamento ambientale colposo, in relazione ai livelli di smog registrati a Torino fino al 2019, e hanno ricevuto l’avviso di fine indagini a luglio, quando invece sono state stralciate le posizioni del governatore e dell’assessore in carica Alberto Cirio e Matteo Marnati. La mossa della Procura, se accolta dal Tribunale, consentirebbe di saltare l’udienza preliminare, come possibile per i reati che prevedono una pena massima di quattro anni.

Fassino, Appendino e Chiamparino verso il processo per inquinamento ambientale

A dare conto degli aggiornamenti sulla vicenda è la cronaca torinese de La Stampa, che ricorda come il fascicolo sia stato aperto a seguito di un esposto presentato nel 2017 dal comitato “Torino respira”, per il fatto che “la Regione Piemonte e il Comune di Torino, titolari di una posizione di garanzia in materia di tutela della qualità dell’aria, non hanno adottato negli anni misure adeguate a raggiungere il rispetto dei valori limite di concentrazione degli inquinanti nell’aria previsti dalla normativa vigente, peraltro molto meno rigorosi di quelli suggeriti sin dal 2005 dall’Organizzazione mondiale della sanità”, hanno spiegato gli avvocati  Marino Careglio e Giuseppe Civale in occasione della chiusura delle indagini.

Le perizie sulle responsabilità e le morti legate allo smog a Torino

Nei giorni scorsi sono stati resi pubblici gli esiti della perizia affidata dagli inquirenti all’urbanista Maria Vittoria Vittadini, docente universitaria in pensione ed ex direttore generale del ministero dell’Ambiente. L’esperta, che ha depositato il suo lavoro il 7 febbraio, ha parlato di risultati “deludenti” sia per il trasporto pubblico sia per l’incremento dell’uso delle biciclette, di carenza di dati e di “sistematica sottovalutazione” di alcune problematiche. Criticità sono emerse anche rispetto al Piano regolatore, che avrebbe valutato l’impatto dei progetti sulla qualità dell’aria in un solo caso. Per la Procura si tratta di un documento di “eccezionale importanza”, per via della “natura pressoché sperimentale degli accertamenti e delle valutazioni richieste”, e di “estrema rilevanza sia sul piano dell’accertamento dei reati ipotizzati sia perché potrà costituire una base di indirizzo per la pubblica amministrazione per miglioramenti della qualità dell’aria, in particolare riguardo alla mobilità sostenibile”.  Un’altra perizia è stata affidata agli epidemiologi Annibale Biggeri dell’università di Padova e Francesco Sera dell’università di Firenze. Dal loro studio è emerso che nel periodo tra il 2015 e il 2018  l’incremento delle morti legate allo smog sarebbe stato di una a settimana, un dato che i pm hanno trasportato nell’atto d’accusa parlando di circa 900 decessi totali.

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