Sciopero dei taxi, “Ma chi se n’è accorto?”: i racconti del flop. Urso: “Ora subito più licenze”
A metà giornata, mentre lo sciopero dei taxi è ancora in corso, sia voci dei consumatori, sia della categoria traggono un bilancio negativo della protesta contro il dl Asset, che, stando a una prima osservazione, ha tutt’altro che funzionato. “Ci sono più taxi fermi ai posteggi oggi che ieri. L’adesione è stata scarsa, pressoché nulla perché è uno sciopero inutile fatto contro un decreto che è già stato approvato definitivamente”, ha commentato Loreno Bittarelli, presidente di Radiotaxi 3570.
Pure nella categoria c’è chi ammette: lo sciopero dei taxi è stato un flop
“Non aveva senso farlo, serve solo per far perdere giornate di lavoro ai tassisti. Fermo restando che è necessario intervenire di nuovo, secondo il nostro punto di vista, per migliorare il decreto su alcuni aspetti”, ha proseguito lo storico leader dei tassisti romani, parlando con l’Adnkronos. Anche per il Codacons “lo sciopero dei taxi di oggi è un flop, i cittadini non hanno avvertito alcuna differenza rispetto a qualsiasi altro giorno della settimana”. “La carenza di auto bianche in Italia e la totale inadeguatezza dell’offerta rispetto alla domanda fa si che nessuno si sia accorto dello sciopero odierno, che non ha creato ripercussioni particolari sugli utenti”, ha proseguito il Codacons criticando la resistenza di parte della categoria dei tassisti ai cambiamenti impressi dal governo col decreto Asset per aumentare il numero di auto in circolazione.
Urso: “Rispetto per tutti, ma la riforma era necessaria”
Misure che nessuno aveva assunto negli ultimi 10 anni, come ricordato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, che in una nota ha espresso “pieno rispetto, come sempre, per chiunque abbia scioperato e ovviamente anche per i tantissimi operatori taxi che hanno garantito il servizio”. “La riforma che abbiamo realizzato – ha ricordato Urso – era assolutamente necessaria, a lungo attesa dai cittadini e dagli operatori. Prima di noi vi avevano tentato tre governi, prima Monti nel 2011, poi Renzi e quindi Draghi ma avevano dovuto rinunciare nel caos di scioperi che avevano paralizzato le città. Noi abbiamo fatto in poche settimane quello che altri non sono riusciti a fare in 11 anni di governo. Confrontandoci in via preliminare con tutti gli attori, ascoltando le loro ragioni, compenetrando i vari interessi in campo e poi assumendoci le nostre responsabilità a tutela dell’interesse generale”.
Il ministro: “Ora si proceda rapidamente con l’aumento delle licenze”
“Mi auguro che ora si proceda in fretta sulla strada giusta che abbiamo realizzato per avere da subito più taxi, più licenze, più servizio agli utenti e auto più adeguate ed ecologiche al fine di affrontare al meglio la crescita dei turisti nelle nostre meravigliose città d’arte e i nuovi eventi straordinari, religiosi, civili e sportivi a cui parteciperanno centinaia di milioni di pellegrini, visitatori, turisti”, ha concluso Urso, che intervenendo a L’Aria che tira su La7 aveva ricordato che grazie all’intervento del governo oggi “si possono fare concorsi straordinari in soli 15 giorni per assegnare le licenze per il 20% dei taxi in più in oltre 60 Comuni italiani. I sindaci se vogliono possono indire concorsi straordinari in 15 giorni. Sono oltre 10 anni che non si fanno concorsi per licenze di nuovi taxi, a Roma l’ultimo è del 2006 ed era gratuito, ovvero il Comune non si teneva nulla. A Napoli l’ultimo concorso è del 1997. Per 10 anni nessuno ha fatto nulla”.
Salvini: “Tassisti coinvolti nella stesura del decreto, sciopera solo una ridotta minoranza”
Sul tema è intervenuto anche il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, sottolineando che contro il decreto “oggi è solo una minoranza della minoranza che sta scioperando, perché la stragrande maggioranza delle sigle è stata coinvolta nella stesura del testo, suggerendo, proponendo e criticando, ma comunque collaborando”. “Dunque – ha commentato Salvini – penso che nella maggioranza dei casi i tassisti siano d’accordo con le misure proposte dal governo perché questo vuol dire non mettere la testa sotto la sabbia”.