Pd, Schlein sempre più sotto tutela. Orlando: «Meglio le correnti che il partito personale
È presto per dire che il Pd sia ormai in ebollizione, ma di certo ogni giorno che passa somiglia sempre più a una pentola a pressione. È l’effetto-correnti che ha ripreso a macinare dopo l’esaurimento dell’effetto-Schlein. Proprio così, l’elezione dell’out-sider Elly aveva convinto un po’ tutti che la svolta impressa dalle primarie di febbraio potesse rivelarsi di lunga durata. Sono invece bastati pochi mesi per far capire a a tanti che sotto il movimentismo… niente. E allora ecco Franceschini che prova a ritessere la propria tela e riecco Bersani lanciare l’allarme contro «il sistema che tratta Schlein da macchietta». Infine, e siamo all’oggi, ecco Andrea Orlando magnificare il ruolo delle correnti, necessarie – confida al Fatto Quotidiano – «per evitare che il Pd si trasformi in un partito personale».
L’ex-ministro Orlando intervistato dal Fatto Quotidiano
Che dire? Se tanto ci dà tanto («a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca», diceva Andreotti), significa che l’attuale leader dem è una sorta di sorvegliata speciale che da ora in poi dovrà misurare attentamente parole e gesti per evitare di finire maciullata, come tanti suoi predecessori, dalla reazione di cacicchi, ras e capataz. Orlando ne è uno dei rappresentanti più autorevoli. Già ministro, da poco meno di un ventennio in Parlamento, il politico spezzino è uno che ha sempre teorizzato la necessità di un partito organizzato in correnti. «Non possiamo consegnarci a un leader», dice serafico all’intervistatore del Fatto. Un avvertimento alla Schlein.
Elly sempre più isolata
E sì, perché è un po’ come dirle che se pensa di fare politica rincorrendo un giorno Conte, l’altro Landini e l’altro ancora gli eco-talebani di Ultima Generazione, sbaglia di grosso. Perché in quel caso Orlando e compagni di sicuro non rinunceranno ad opporle il loro controcanto. E pazienza se per non scontentare nessuno la Schlein è costretta a ricorrere alle supecazzole con tanto di rimbrotto da parte di Lilly Gruber: «Ma chi la capisce se parla così». Dalla sua angolazione correntista, Orlando vede invece tutto questo come un tributo da pagare al pluralismo interno. E spiega: «Se il linguaggio deve cucire espressioni e idee a volte differenti perde un po’ di nettezza, si scolorisce». Il parlar chiaro, insomma, non è fatto per il Pd: piuttosto si spezza, ma non spiega. Con quali risultati, lo capiscono tutti.