Meloni al festival delle Regioni: “Insieme possiamo farcela”. Centri sociali respinti (video)

3 Ott 2023 13:43 - di Lucio Meo

Ci hanno provato a rovinare la partecipazione di Giorgia Meloni al festival delle Regioni di Torino, i soliti noti, quel mix di compagni dei centri sociali, grillini, anarchici, collettivi studenteschi e cani sciolti, ma la polizia li ha bloccati prima che potessero fare danni.

Armati di bandiera, bastoni e furia aggressiva, i “rivoltosi” volevano entrare al al Teatro Carignano per il Festival delle Regioni e delle Province autonome, per contestare il premier, ma hanno dovuto ripiegare, mentre la Meloni ha tenuto il proprio intervento sottolineato da consenso e applausi dei Governatori, nel segno dell’unione fa la forza, delle riforme da fare, della stabilità politica, delle corse per non perdere i fondi del Pnrr: “Penso che la leale collaborazione tra i diversi livelli pubblici sia un presupposto irrinunciabile per dare risposte concrete ai cittadini” e che “la collaborazione tra governo e Regioni non possa limitarsi solo alla acritica assegnazione delle risorse. Dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione”.

Il video del “respingimento” dei compagni e dei centri sociali

Meloni alle Regioni: “Insieme possiamo farcela”

“Il governo sta lavorando per garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini: su questo siamo aperti e pronti a qualsiasi tavolo di confronto per studiare quali siano, nella condizione a cui siamo chiamati ad operare, le modalità per raggiungere questo obiettivo. Io credo che l’obiettivo principale sia la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, consapevoli che ci muoviamo in contesto molto complesso che è caratterizzato da elementi che rendono la materia sempre più difficile da affrontare”, ha detto la presidente del Consiglio nel suo intervento, nel giorno in cui il Quirinale è costretto a smentire le fantasiose ricostruzioni di Repubblica e Stampa su inesistenti moniti del presidente al governo Meloni sulla manovra economica.

Una manovra difficile ma nel segno della crescita

“Abbiamo appena approvato la Nadef e stiamo scrivendo la legge di bilancio” e i “margini di manovra sono limitati” anche a causa del “testimone, dell’eredità” raccolta da una “politica che ha avuto un orizzonte troppo breve”, prendendo le “scelte più facili”. Gli sforzi che il governo metterà in campo saranno volti “a confermare i provvedimenti per il taglio del cuneo fiscale e se possibile fare qualche passo in avanti”. Altri “segnali” arriveranno sulle pensioni, sulla sanità e sulla natalità che è un tema “economico non ideologico”, mette in guardia la premier: il “nostro sistema di welfare non può reggere se la popolazione continua a invecchiare e ci sono meno persone che lavorano per mantenerla”.

La sanità ha una “situazione complessa ma si può gestire”

Quella della sanità “è una situazione complessa che bisogna gestire con attenzione e capacità di coesione. Parto dal presupposto che una sanità efficiente e efficace è l’obiettivo di tutti” ma “sarebbe miope perseguire questo obiettivo e concentrare tutta la discussione sull’aumento o meno delle risorse. Dobbiamo avere un approccio diverso, più profondo, provare a concentrarci tutti, con coraggio, lealtà e verità – invita la premier – su come le risorse vengono spese. Perché non basta necessariamente spendere di più se poi quelle risorse venissero utilizzate in modo inefficiente. E’ allora io credo che la sfida, da affrontare insieme, sia questa. Sono pronta a fare insieme questo lavoro e certa che avremo al nostro fianco regioni e province autonome”.

Le responsabilità di chi guida l’Italia

“A Palazzo Chigi c’è una sala dove sono esposti i ritratti di tutti i presidenti del Consiglio. Il primo è quello di Cavour, poi c’è l’ultimo… Quando passo davanti a quella carrellata di storia, sento addosso il peso della responsabilità che si porta sulle spalle nel guidare una nazione come l’Italia, nel guidare una nazione come la nostra. Bisogna ricordarsi che si è eredi di una storia straordinaria, esserne all’altezza è difficilissimo, non consente leggerezza, superficialità, né personalismi”, dice ancora la Meloni.

“Non siamo più nel Risorgimento, ma penso che lo spirito e il coraggio di quei giovani ribelli che hanno fatto l’Italia possano essere il carburante più performante che possiamo mettere nella nostra macchina. E che quei sentimenti, nonostante i nostri limiti, possano essere quel che ci muove e che tutti ricordiamo che facciamo parte di una grande comunità e che si vince e si perde tutti insieme”, ha detto ancora Meloni invitando le Regioni ad affrontare “uniti le sfide che abbiamo davanti”.

La corsa per i fondi del Pnrr

“Dobbiamo riuscire a spendere al meglio tutte le risorse” messe a disposizione dall’Europa, “perché non ne abbiamo molte e ci sono moltissime cose da fare ed è importante che, per questo obiettivo, lavoriamo tutti insieme”, “importante è non disperdere queste risorse” finalizzate a “rendere l’Italia più competitiva”, è la parte del discorso della Meloni, a Torino per il Festival delle Regioni, dedicata al  Pnrr: “Dobbiamo correre, correre, correre. Correre tutti insieme e capire che la capacità di ciascuno di fare la sua parte” può fare la differenza “per quello che il Pnrr riuscirà davvero a produrre in termini di ammodernamento della nostra nazione”.

L’autonomia proseguirà come nei progetti

Il premier ha anche toccato il tema della riforma dell’autonomia regionale differenziata: “Proseguirà senza stop: il governo ha fatto molto di più di quanto era stato fatto” in precedenza. “Penso che l’autonomia, a differenza di quanto si dice, sia l’occasione per costruire un’Italia più unita, coesa, forte, capace di viaggiare alla stessa velocità e a garantire lo stesso livello di servizi. Vogliamo attuare il principio della sussidiarietà stabilito in Costituzione garantendo la coesione” del Paese, assicura.

Le riforme in cantiere

“Quello che viene sarà l’anno delle riforme con cui intendiamo cambiare l’architettura istituzionale della Nazione, per dare agli italiani la possibilità di scegliere da chi farsi governare, di evitare ribaltoni, giochi di palazzo e garantire la stabilità dei governi. Perché – ha proseguito – quando l’orizzonte è di un anno e mezzo è normale che non si riesca a seguire una strategia. Nei primi 20 anni del millennio in Italia ci sono stati 11 premier, in Francia quattro presidenti, in Germania tre cancellieri, e Francia e Germania crescevano”. “Quando non si ha stabilità non si riesce a lavorare su quello che non torna immediatamente in termini di consenso”. “Dunque “l’auspicio” per un confronto basato sul merito e non su pregiudizi o preconcetti ideologici”.

Lo scontro con le toghe? Non c’è…

Meloni è tornata anche sulla sentenza di Catania sulla “liberazione” dei migranti, da lei aspramente criticata. “Non c’è nessuno scontro con la magistratura, lo voglio ribadire anche questa volta. Semplicemente la magistratura è libera di disapplicare una legge del Governo e il governo è libero di dire che non è d’accordo perché a me la motivazione con l quale si rimette in libertà un immigrato irregolare già destinatario di un provvedimento di espulsione dicendo che le sue caratteristiche fisiche sarebbero quelle che i cercatori d’oro in Tunisia considerano buone per il loro interesse mi pare francamente una motivazione molto particolare”. Così il premier Giorgia Meloni a margine e del Festival delle Regioni.

“Dico quello che penso, ognuno ha l’autonomia di pensiero, io ho il mio ma non è uno scontro. E’ un tema che riguarda una sentenza specifica ma l’interpretazione di un attacco alla magistratura mi fa molto riflettere perché penso di avere anche io il diritto a dire che non sono d’accordo se viene disapplicata una legge del governo”, ha aggiunto il premier.

Il video integrale dell’intervento della Meloni al festival delle Regioni

 

L’omaggio del premier al Parlamento Subalpino

A conclusione del suo intervento alla giornata conclusiva del Festival delle Regioni, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il ministro Roberto Calderoli e i presidenti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha celebrato il 40º anniversario della Conferenza Stato – Regioni, l’organismo che incarna la collaborazione tra i diversi livelli di governo e che ha contribuito a plasmare negli anni il futuro dell’Italia. Una cerimonia simbolica per sottolineare il modello di cooperazione tra le diverse istituzioni.

Per l’evento è stato scelto un luogo tra i più simbolici della storia italiana, il Parlamento Subalpino situato all’interno del Museo del Risorgimento, che per questa ricorrenza riapre le porte dopo oltre un secolo. Per l’occasione, Meloni ha omaggiato Camillo Cavour, il primo presidente del Consiglio dei ministri, con un mazzo di fiori che ha posto sul suo scranno.

Il Parlamento subalpino è la Camera dei deputati dove si è svolta l’attività legislativa del Regno sardo tra l’8 maggio 1848 e il 28 dicembre 1860: è qui che Cavour, Giuseppe Garibaldi, Lorenzo Valerio, Angelo Brofferio, Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Vincenzo Gioberti, Quintino Sella e centinaia di altri posero le basi della democrazia e avviarono il cantiere dell’Italia. La Camera Subalpina è l’unica aula parlamentare rimasta integra in Europa tra quelle nate con le rivoluzioni del 1848 ed è riconosciuta monumento nazionale dal 1898.  L’estate scorsa si è dato corso a un intervento di manutenzione straordinaria e a puntuali interventi di restauro che hanno interessato gli arredi dell’Aula, a cura dei Laboratori interdisciplinari del Centro Conservazione e Restauro ‘La Venaria Reale’, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo.

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