Lo sfogo di Maurizio De Giovanni: “Dicono che sono una zecca e sto ovunque: mi faccio da parte”
5 Ott 2023 9:15 - di Robert Perdicchi
Lo sfogo è duro, amaro. Maurizio De Giovanni, il popolare scrittore di romanzi del commissario Ricciardi e autore di fiction di successo come “I bastardi di Pizzofalcone” si lascia andare, su Fb, a una lunga analisi sulla propria sovraesposizione mediatica, e annuncia il suo ritiro dalle attività pubblica “a supporto degli altri”.
De Giovanni e le accuse di essere una zecca
De Giovanni confessa di essere affetto da una patologia, la paura di sembrare un “montato”, uno che da quando ha avuto successo “se la tira”, ed è per questo che effettivamente, negli ultimi anni, si è concesso a tutto e a tutti, come scrittore di prefazioni per altri, opinionista, commentatore sportivo e ovviamente come sponda politica per la sinistra, il Pd, in particolare, ma questo non lo dice, anche se non è certo un delitto.
“Una patologia è una patologia, quindi ho continuato a dire di sì, nonostante chi mi chiedesse aiuto nella stragrande maggioranza dei casi poi si guardasse bene dall’essere presente ai miei eventi, per esempio, o dallo spendere parole di sostegno quando mi sono trovato a fronteggiare aspre polemiche personali, per il dannato vizio che ho di lanciarmi in crociate sociali o di non pensare che a esprimere con forza le mie idee ho solo da perdere, e mai da guadagnare. Su indicazione di qualche solerte ‘amico’, scopro adesso di essere definito in molti odiosi modi: presenzialista, tuttologo, prezzemolo, perfino ‘zecca’ (mi sfugge il riferimento all’animale, ma anche all’ente che batte moneta); e addirittura, il che è piuttosto comico, di non avere ‘amore e gratitudine per il territorio’. Io. Andando a vedere le mie presenze, scopro che sono meno del dieci per cento per il mio lavoro, e per il novanta riferibili alla suddetta patologia. Devo dire che questo comportamento ottusamente altruista mi ha sempre comportato forti cazziatoni…”.
La conclusione è l’abbandono della scena
Lo scrittore conclude così: “I graziosi epiteti che ho visto oggi, sulla gentile segnalazione di cui vi ho detto, mi hanno definitivamente convinto. Non posso continuare così, e tutto sommato nemmeno è giusto che lo faccia. Ragion per cui a partire da oggi, con esclusione degli impegni già assunti che cercherò di mantenere e delle occasioni di carattere sociale e di beneficenza che non si sovrappongano al mio lavoro, vi prego di non invitarmi, convocarmi, chiedermi o pregarmi di fare cose a supporto del lavoro degli altri. Noi zecche, sapete, di fronte all’evidenza alla fine rinsaviamo….”.
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