Esibizionista esasperato da patologia e viavai col carcere chiede la soluzione estrema: la castrazione chimica
Un esibizionista di Torino si arrende alla malattia che lo affligge da sempre e chiede una soluzione estrema, che però la legge non gli consente. È malato, e talmente tanto consapevole della patologia che lo affligge, da vivere la sua condizione così penosamente da richiedere lui stesso un intervento estremo. Per questo, il 64enne di Torino che appena può compie atti osceni in luoghi pubblici, finora ha trascorso 50 anni della sua esistenza in un’andirivieni costante tra giardini. Scuole e parchi, frequentati da minorenni. E dove abbassarsi i pantaloni e conclamare la patologia che lo attanaglia. Un problema che il carcere e le comunità terapeutiche – i cui cancelli il 64enne ha varcato più e più volte negli anni – non sono arrivati a risolvere.
Un esibizionista di Torino chiede la castrazione chimica
Per questo, come riferisce il Tgcom24 che riporta la notizia, «l’esibizionista di Torino ha chiesto la castrazione chimica (ossia «l’inibizione dell’attività delle gonadi e quindi della libido attraverso l’uso di farmaci») poiché non riesce a curarsi». Una richiesta giuridicamente irricevibile, che il tribunale ha respinto, sottolineando – come ha spiegato l’avvocato dell’uomo – «che in Italia non è possibile ricorrere a questa forma di inibizione se non per motivi oncologici». Aggiungendo in calce: «Ha già fatto tutte le misure di sicurezza previste dal codice». Ma «il suo è un ergastolo bianco». Una condanna vissuta quotidianamente con fine pena mai che lo stesso protagonista e vittima della vicenda ha riconosciuto, e commettendo su colpa e castigo: « Questo problema ce l’ho da sempre, e non sono mai riusciti a risolverlo. Dicono che non c’è una cura. Ma io così vivo un’eterna condanna all’ergastolo “bianco”», racconta.
Una vita di andirivieni tra carcere e parchi pubblici frequentati da minorenni
Per questo, vedendosi spalle al muro, l’esibizionista ha chiesto il ricorso alla castrazione chimica. Quella che l’uomo ha individuato come unica soluzione risolutiva per lui, da sempre costretto a convivere con un «disturbo antisociale di personalità» che, spiega il Tgcom24 affrontando il caso, lo ha indotto a compiere diversi reati, l’ultimo dei quali risale al settembre del 2021. Quando l’uomo, «in permesso per incontrare lo psichiatra, lungo il tragitto aveva mostrato le sue parti intime a due minori in un parco giochi». Poi, prosegue sempre il sito citato, «dalla casa di cura era passato quindi al carcere di Alba (Cuneo), nella sezione casa lavoro. L’avvocato aveva chiesto un patteggiamento a sette mesi di carcere. E il giudice si era riservato di decidere. Dieci giorni dopo, perquisendo la sua camera nella struttura sanitaria, gli erano state trovate oltre 30mila foto pedopornografiche» e a Torino l’uomo patteggiò due anni.
Il tribunale ha bocciato la richiesta, la reazione dell’esibizionista torinese: «Vivo un’eterna condanna all’ergastolo»
Una vita sul crinale tra trasgressione e malattia, delitto e castigo, a cui l’esibizionista torinese, consapevole anche dell’inefficacia dei trattamenti farmacologici sui disturbi da personalità antisociale. Come refertato anche da psichiatri che lo hanno avuto in cura come il professor Giorgio Gallino che sulla vicenda aveva concluso: «La storia clinica e la letteratura scientifica dimostrano come la terapia farmacologica pur somministrata per lungo tempo non abbia mostrato alcuna utilità nel modificare i suoi tratti di personalità antisociale. Anche rispetto alla possibilità di impedire il reiterare reati sessuali, la cura psicofarmacologica è inutile». Da qui, la scelta di tentare il tutto per tutto per cercare di porre rimedio (definitivamente) con la richiesta estrema. Ma la legge non lo consente.