Che sorpresa: sono già fuggiti i quattro tunisini di Pozzallo rilasciati dalla giudice Apostolico

12 Ott 2023 9:52 - di Carlo Marini
tunisini, Apostolico

Sono svaniti nel nulla i quattro immigrati tunisini che il giudice Iolanda Apostolico con una sentenza clamorosa aveva fatto uscire il 29 settembre dal Centro di permanenza per i rimpatri di Pozzallo, andando in clamoroso conflitto col governo.

Ne dà notizia il quotidiano Libero, che al fatto dedica l’apertura di prima pagina. Le forze dell’ordine hanno cercato i quattro immigrati irregolari per notificare la risposta alle loro domande di protezione internazionale: tutte respinte per «manifesta infondatezza». Tuttavia, come era facilmente prevedibile da chiunque, non hanno trovato nessuno al quale consegnare la notifica.

Le motivazioni delle richieste d’asilo presentate dai quattro tunisini erano state chiaramente infondate e respinte in tempi rapidissimi dalla commissione territoriale incaricata di esaminarle. I quattro immigrati irregolari non potevano immaginare che avrebbero trovato invece un giudice sorprendentemente sensibile alle loro istanze.

Quando gli agenti di polizia incaricati di comunicare la notizia ai quattro tunisini non li hanno tuttavia trovati, e sono stati costretti a compilare un “verbale di vane ricerche” e chiedere al Comune di Modica di pubblicare sull’albo pretorio l’atto di notifica. I quattro hanno quindici giorni per presentare ricorso e al momento non risultano averlo fatto. A questo punto è difficile immaginare che lo facciano.

Altri 4 immigrati tunisini rilasciati dalla giudice Apostolico

Ma il braccio di ferro tra la giudice di Catania e il govenro non finisce qui. Coerentemente con la decisione presa già due settimane fa, la giudice Apostolico ieri non ha convalidato il trattenimento nel Cpr ragusano di Pozzallo, per altri quattro immigrati tunisini.

Ad emettere il provvedimento era stato il questore di Catania ma per la giudice, «il trattenimento di un richiedente protezione internazionale ai sensi dell’articolo 2 della direttiva 2013/33, costituendo una misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge».

Nel dispositivo, inoltre, la giudice ricorda, come già fatto nei precendenti casi, che «la Corte Costituzionale ha chiarito che la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione Europea va disapplicata dal giudice nazionale». In sintesi, dice no alla norma del cosiddetto decreto Cutro che prevede il pagamento di una cauzione, ritenendolo incompatibile con le direttive Ue.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha commentato a caldo: «Valuteremo e impugneremo. Non conosco questi ultimi provvedimenti nel dettaglio e non do giudizi sommari su procedimenti giudiziari», «ma valuteremo e impugneremo».

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