Un anno di Meloni, l’Italia s’è destra: poche chiacchiere, molti fatti. La standing ovation di FdI (video)

24 Set 2023 16:44 - di Lucio Meo

Trecentosessantacinque giorni di te e di Meloni. “L’Italia è cambiata, l’Italia sta cambiando, abbiamo fatto molto e c’è ancora tanto da fare, in altri quattro anni al governo…”. Il premier ha affidato al Tg1 il messaggio più sintetico ed efficace alla vigilia del primo anniversario della storica vittoria del destra-centro, di Fdi, della prima donna al governo del Paese. Un anno fa gli italiani davano una maggioranza politica solida all’Italia per fare le cose promesse in campagna elettorali e il governo Meloni, tra frenate e accelerazioni, tra problemi ed entusiasmi, ha già fatto tanto ma l’obiettivo è quello della “maratoneta”, come lei stessa si è definita l’estate scorsa, raccontando di sé e dell’avventura vissuta a Palazzo Chigi, prima donna alla guida del Paese. Un anniversario che FdI sta festeggiando (ad eccezione degli eventi domenicali annullati per la morte di Napolitano) e festeggerà nei prossimi giorni in tutta Italia con le iniziative dal titolo “L’Italia vincente”.

Il primo anniversario del governo Meloni

Giorgia Meloni compie un importante giro di boa, da tenace ‘underdog’ passata in 10 anni dal 2% dei consensi al 26% dei voti di un anno fa, il 25 settembre 2022. Un risultato messo a segno ‘cannibalizzando’ anche il bacino elettorale degli alleati, e che l’ha condotta al timone di un governo nato da una coalizione rodata, ma non per questo meno travagliata. La dice lunga la gestazione che ne ha portato alla nascita. La formazione del governo avviene infatti in tempi record, meno di un mese, ma non per  meno difficoltosa.

La guerra e la linea chiara sull’atlantismo

Un anno iniziato con il nodo della guerra, su cui  Meloni mantiene subito la barra a dritta: “Atlantisti o l’esecutivo non vedrà la luce”, mette in chiaro. Una linea a cui terrà fede in questo primo anno, senza tentennamenti né sbavature. La rotta tracciata da Meloni passa infatti dal sostegno convinto all’Ucraina al rapporto confidenziale con Joe Biden e solido con Ursula Von der Leyen, perché il primo obiettivo della premier – che non a caso sceglie Bruxelles per la sua prima missione all’estero, un chiaro messaggio di rassicurazione rivolto a chi tacciava il governo di anti-europeismo – è accreditarsi all’estero, allontanando da sé l’immagine di leader post-fascista nonché di chi rema contro l’Europa. Più complesso il rapporto con il presidente francese Emmanuel Macron, con cui entra in rotta di collisione per l’emergenza migranti, cavallo di battaglia della sua campagna elettorale e ormai spina nel fianco del governo: “I risultati non sono quelli che speravamo di vedere”, ha ammesso la stessa premier in un’intervista di ieri al Tg1, annunciando una “fase due” e dicendosi comunque fiduciosa: “Ne verremo a capo”.

L’obiettivo dei cinque anni di governo

Reduce da anno di incontri ai massimi livelli in tutto il mondo e da un ottimo riscontro diplomatico, Meloni punta ad arrivare col suo governo a fine legislatura: “Il bilancio su di me? Solo tra 5 anni”, ama ripetere, ricordando che quella a Palazzo Chigi è una “maratona e non una sfida da velocisti”.

L’emergenza migranti è per Meloni una partita durissima, giocata anche sul tavolo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove ha invitato l’Onu a “non voltarsi dall’altra parte”, ‘chiamandola’ alla “guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”. Nel suo intervento nell’imponente sala oro e blu del Palazzo di Vetro di New York, la presidente del Consiglio ha rivendicato il ruolo di un’Italia che “dà l’esempio”, con il Piano Mattei per l’Africa con cui la premier -spesso in missione all’estero con la figlia Ginevra al suo fianco- sta rinsaldando i rapporti col Sud del mondo, cercando di arginare il fenomeno migratorio con un approccio improntato alla cooperazione e “non predatorio”. Una strategia che richiede tempo e pazienza, come ha ammesso la stessa Meloni ieri nella sua intervista di bilancio annuale.

Il bilancio delle tante cose fatte

Un bilancio fatto però di tante cose fatte per un’Italia “vincente”, che ha ripreso a correre, in tutti i settori.
Nel carniere c’è tanta roba: dalle 395mila assunzioni in più, di cui il 70% dei nuovi posti di lavoro è a tempo indeterminato, record storico di disoccupazione bassa, ai dati del Pil. Una crescita superiore a quella di Francia e Germania. Poi la sicurezza, più agenti in strada, rilancio del turismo e degli aiuti agli operatori, l’aggiunta di altri 2,5 miliardi di euro ai fondi già esistenti del Pnrr, il taglio del cuneo fiscale, la battaglia per rendere l’utero in affitto reato universale, la riforma fiscale al governo col taglio del cuneo e delle aliquote e gli aiuti alle famiglie, per agire entro due anni in modo rivoluzionario sul sistema delle imposte, ed ancora, lo stop ai rave party illegali, la repressione e prevenzione contro la criminalità minorile (il decreto Caivano), lo stop alle “occupazioni abusive”, la valorizzazione del “made in Italy”, il ddl per promuovere le “eccellenze italiane”, il sostegno all’agricoltura, la lotta alla mafia, ai trafficanti di esseri umani.

La manovra e le sfide del futuro

Ma ora è già tempo di una manovra che conta su risorse risicate in un quadro economico che si è complicato. Ma con le spalle solide per undici mesi di rodaggio e di risultati. “Per elencare tutte le cose fatte per gli italiani non sarebbero bastati i vecchi dodici volumi della Treccani”, era stata la sintesi di Giovanni Donzelli, alla presentazione dell’evento L’Italia Vincente – Un anno di risultati”. La faccia e l’orgoglio.

La standing ovation per la leader il 26 settembre nella sede di FdI

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