Uccise Marica Chindamo e diede il corpo in pasto ai maiali: arrestato da Gratteri il boss Ascone

7 Set 2023 18:36 - di Massimo Farina
Maria Chindamo

È stata uccisa ed il suo cadavere dato in pasto ai maiali Maria Chindamo, l’imprenditrice di 42 anni scomparsa a Limbadi (Vibo Valentia) il 6 maggio del 2016. É quanto è emerso dall’inchiesta “Maestrale-Carthago”, condotta dalla Dda di Catanzaro, di cui oggi é stata condotta una seconda “tranche” con l’arresto di 81 persone da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia. Ad uccidere Maria Chindamo, il cui corpo fu fatto sparire dandolo in pasto ai maiali, sarebbe stato, secondo le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Salvatore Ascone, di 57 anni, arrestato nel blitz di oggi dei carabinieri.

L’omicidio commesso insieme a due persone per i terreni della donna

Dall’inchiesta é emerso, in particolare, che l’imprenditrice è stata fatta sparire ed uccisa per la relazione sentimentale che aveva avviato dopo il suicidio del marito, Vincenzo Puntoriero, avvenuto nel 2015. Ascone avrebbe commesso l’omicidio insieme ad altre due persone, una delle quali era all’epoca minorenne mentre l’altra è nel frattempo deceduta. L’assassinio di Maria Chindamo avrebbe avuto inoltre come movente l’interesse di alcune cosche di ‘ndrangheta del Vibonese per alcuni terreni di cui l’imprenditrice aveva acquisito la proprietà dopo il suicidio del marito.

Maria Chindamo, un’eroina della Calabria

Maria Chindamo era sposata con Ferdinando Punturiero, che si tolse la vita il 6 maggio 2015 a seguito della decisione dell’imprenditrice di chiedere la separazione, motivo per cui, per la famiglia di lui, la responsabilità del suicidio era della moglie. A un anno esatto di distanza dal suicidio del marito, Maria venne rapita davanti all’ingresso della sua azienda agricola in contrada Carini di Località Montalto, dove doveva incontrare alcuni dei suoi operai.

Le indagini andarono avanti per anni, senza poter confermare il movente, fino alle dichiarazioni di un pentito del Clan Mancuso, grazie alle quali l’11 luglio 2019 venne arrestato Salvatore Ascone, con l’accusa di concorso in omicidio con soggetti ancora ignoti. Insieme a lui venne indagato anche Gheorge Laurentiu Nicolae per aver manomesso il servizio di sorveglianza della proprietà di Ascone, al fine di impedire la memorizzazione delle immagini riprese dalla telecamera puntata sull’ingresso della proprietà. Secondo la ricostruzione fornita dai carabinieri la donna fu aggredita e poi con forza spostata su un’altra vettura.

Ascone scarcerato dal Riesame e oggi arrestato di nuovo

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia identificarono l’autore dell’omicidio in “Pinnolaro”, che  venne individuato in Salvatore Ascone, il 53enne di Limbadi arrestato nel luglio 2019 e poi scarcerato dal Riesame, indagato per concorso nell’omicidio della Chindamo in quanto accusato di aver manomesso il sistema di videosorveglianza della sua villetta in modo da impedire di registrare la scena in cui l’imprenditrice veniva aggredita e prelevata da soggetti ignoti la mattina del sequestro. Ascone era ritenuto uno dei più potenti uomini del clan Mancuso. Il clan di Limbadi è stato per anni il primo importatore di droga nel mondo e l’unico, negli anni ottanta e novanta, ad avere rapporti diretti con il cartello di Medellin di Pablo Escobar.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *