Donna data in pasto ai maiali, boom di like al post di Salvini: «Contrario alla pena di morte, ma…»

8 Gen 2021 14:30 - di Giorgia Castelli
Salvini

«Io sono contro la pena di morte, ma devo dire che di fronte a certa infame violenza qualche dubbio mi viene». In nottata, il leader della Lega, Matteo Salvini, pubblica questo post, con tanto di foto della imprenditrice 44enne. «Scomparve dopo essersi ribellata alla ‘ndrangheta, ora un collaboratore di giustizia racconta: “Maria Chindamo è stata macinata col trattore o data in pasto ai maiali”». L’imprenditrice  è scomparsa il 6 maggio del 2016 nelle campagne di Limbadi, nel Vibonese. La donna è stata “punita” dopo essersi rifiutata di cedere un terreno a un boss locale, indagato per il suo l’omicidio.

Pioggia di commenti al post di Salvini

Una riflessione che apre la discussione. Nel giro di poche ore sono oltre 2mila i commenti al post del segretario della Lega, ben 22mila i like, a partire da quello del deputato della Lega calabrese, Domenico Furgiuele. Quasi 1500 le condivisioni del post, di chi lo ha messo nella propria bacheca.

Chi interviene fa subito capire che quella della pena capitale deve essere la soluzione per alcuni delitti efferati. «Per certi crimini non esistono altre soluzioni. Oppure vi sarebbe l’alternativa di riaprire i piombi di Venezia, pane e acque e torture. La morte sarà lenta, ma inesorabile. Non sono pazza, ma certi esseri meriterebbero certi trattamenti», scrive Angela. Il suo post dà il via libera a decine tra «sono d’accordo», «condivido», «giustissimo«. Con Roberto che scrive: «Un secchio rovesciato sulla pancia con un topo affamato da giorni… dare un esempio che sia d’esempio per tutti i delinquenti».

Gli utenti invocano la legge del taglione

Paolo azzarda una spiegazione: «A me viene il dubbio che efferati omicidi avvengono soprattutto perché non c’è la pena di morte». C’è chi invoca addirittura un referendum: «Ti dico che se noi della Lega lo facessimo un non è detto che non si vinca». Prevale per tanti la legge del taglione: «Se qualcuno ha potuto decidere per la sua vita», scrive Angela, riferendosi alla vittima di ‘ndrangheta, «non vedo perché in una società di persone, quando si commette un reato non è possibile pagarlo con la stessa moneta». Manuela non crede nella giustizia, ricordando come «lo Stato italiano ha appena dato un permesso ad Alberto Savi, uno dei macellai della uno bianca».

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