Svolta nel caso Regeni, la Consulta sblocca il processo: gli 007 egiziani a giudizio

27 Set 2023 19:30 - di Redazione

La Corte costituzionale ha deciso che il processo Regeni può andare avanti. Il processo sul sequestro, le torture e la morte di Giulio si dovrà tenere. Lo ha deciso la Corte costituzionale che ha dichiarato “anticostituzionale” la norma che ha permesso, fino a questo momento, ai quattro imputati egiziani di sottrarsi al processo non comunicando i loro indirizzi. In questa maniera non era possibile notificare gli atti e, dunque, il processo non poteva cominciare. Gli agenti dei servizi segreti egiziani potranno essere processati per la morte di Giulio Regeni anche in loro assenza. La Corte Costituzione ha sancito l’illegittimità dell’articolo 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui «non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’articolo 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell’imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa».

Il processo Regeni andrà avanti

“Grande soddisfazione sicuramente per la possibilità di celebrare un processo secondo le nostre norme costituzionali che restano il faro del nostro lavoro. Per il resto aspettiamo le motivazioni”. Così il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi dopo la decisione della Consulta di accogliere la questione di legittimità costituzionale in relazione al processo per l’omicidio di Giulio Regeni. In attesa delle motivazioni della sentenza (il cui deposito è previsto nelle prossime settimane), la decisione della Consulta, cui si era rivolto il gup Roberto Ranazzi su richiesta formalizzata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Sergio Colaiocco nell’udienza del 3 aprile scorso, supera la ’stasi’ del procedimento a carico dei quattro 007 egiziani (irreperibili e quindi mai raggiunti da qualunque tipo di notifica) accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso a inizio 2016 in Egitto il ricercatore di origine friulana.

La famiglia Regeni: “Avevamo ragione noi”

“Avevamo ragione noi: ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio non potesse essere celebrato; a causa dell’ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti”. Lo affermano i genitori di Giulio Regeni e il loro legale, l’avvocato Alessandra Ballerini, dopo la decisione della Consulta che ha sbloccato il processo per l’omicidio del ricercatore italiano. “In effetti come ha scritto il Gup Ranazzi nella sua ordinanza ‘non esiste processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un’autorità di governo’. Abbiamo dovuto resistere contro questa ‘volontà’ dittatoriale per sette anni e mezzo – aggiungono-; confidando comunque sempre nei principi costituzionali della nostra democrazia. Ringraziamo tutte le persone che hanno sostenuto e sosterranno il nostro percorso verso verità e giustizia: la procura di Roma ed in particolare il dottor Colaiocco, la scorta mediatica, e tutto il popolo giallo.”

 

 

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