Sottoposta a torture e violenze in riti satanici, denuncia invano per anni: ora si rivolge a Nordio
Sottoposta a torture e violenze di gruppo durante riti satanici, per anni ha denunciato invano: ora il suo caso arriva, tramite il suo legale e un’interrogazione parlamentare, al ministro Nordio. La terrificante storia di Miriam – il nome è di fantasia – che secondo le denunce presentate e la battaglia legale portata avanti dall’avvocato che da anni l’assiste, nel diniego e nel silenzio dei magistrati che nel tempo hanno trattato il caso, ora arriverà sulla scrivania del Guardasigilli. Dopo anni di abusi, dolore e battaglie, attraverso l’Adnkronos il legale della vittima si rivolge al titolare del dicastero di Via Arenula. Chiedendo «un’ispezione alla Procura di Siena di tutti i fascicoli relativi alla vicenda». E annunciando: «Farò seguire atti formali al Ministro». E allora, ripercorriamo le tappe di questa vicenda che, tra abusi e grida di dolore relegate nel diniego e nel silenzio, continua a invocare ascolto e giustizia.
La storia di Miriam, che ha denunciato violenze e torture durante riti satanici, rimasta inascoltata per anni
Una storia, quella di Miriam, che comincia da subito nel segno dell’orrore e dell’abuso di ogni genere. Già vittima di violenze nella sua famiglia di origine, da ragazzina venne affidata ancora minorenne a una coppia di coniugi che successivamente sono stati rinviati a giudizio dalla Procura di Milano. Le accuse: riduzione in schiavitù e stupro aggravato e continuato. Un calvario, quello della giovane, che cambia solo di casa. Ma che continua sulla scia di un tormento e di una sofferenza che sembra non avere fine. Da quanto ricostruito dal suo avvocato all’Adnkronos, infatti, la ragazza sarebbe stata costretta per anni a subire violenze sessuali di gruppo nello studio di registrazione insonorizzato dell’uomo che avrebbe dovuto farle da padre.
L’orrore comincia nella sua famiglia d’origine e continua coi i genitori affidatari
Non solo. Quest’ultimo l’avrebbe messa incinta e, complice la moglie, l’avrebbe costretta a subire una infibulazione in una sorta di “rito satanico” in presenza di altre persone, ad oggi non identificate. L’avvocato Massimo Rossi, allora, che segue la donna – oggi 41enne e mamma di un bimbo frutto di uno degli stupri – si è opposto in tutti i modi alle lungaggini della giustizia. All’istanza di archiviazione chiesta dalla Procura di Siena, inizialmente titolare delle indagini. E ha strenuamente combattuto contro le accuse rivolte alla vittima di simulazione di reato. E per questo si è rivolto con una denuncia ai magistrati del capoluogo lombardo che, viste le prove acquisite e i certificati medici che accertavano le violenze, hanno rinviato a giudizio entrambi i coniugi.
Violenze, torture, riti satanici: «Avrebbe più volte denunciato la coppia, senza essere ritenuta attendibile dalle autorità»
Tutto sempre però condizionato dal dubbio che la vittima potesse non essere ritenuta attendibile. Come scrive la parlamentare Stefania Ascari (M5s), che ha depositato una interrogazione allo stesso Ministro, per sapere perché, dal momento in cui «secondo la Procura di Milano, i due indagati esercitavano sulla stessa poteri corrispondenti al diritto di proprietà e la mantenevano in uno stato di soggezione continuativa. Costringendola a prestazioni sessuali. E a subire torture e violenze sessuali anche di gruppo». «E in un contesto di riti satanici e messe nere, avrebbe più volte provato a denunciare la coppia, senza essere ritenuta attendibile dalle autorità procedenti. Nonostante le gravissime accuse – scrive la parlamentare – nessuna attività investigativa di riscontro sembrerebbe stata compiuta dalla Procura di Siena».
La decisione dell’avvocato di rivolgersi al ministro Nordio
Di qui, dopo anni di battaglie rimaste appese a un filo, la scelta dell’avvocato della donna di rivolgersi al Guardasigilli Carlo Nordio chiedendo «una ispezione alla Procura di Siena di tutti i fascicoli relativi alla vicenda». E l’annuncio affidato all’agenzia di stampa con cui il legale dà voce al dramma e al dolore che la sua assistita denuncia da anni: «Farò seguire atti formali al Ministro».