Porro e le differenze in 2 foto: poche decine ai funerali di Napolitano, migliaia a quelli di Berlusconi…
LLo diciamo subito: le foto dei funerali di Silvio Berlusconi e di Giorgio Napolitano messe a confronto non sono esattamente le stesse che ha messo a comparazione Max Del Papa sul blog di Nicola Porro, ma lo spunto e le conclusioni a cui porta la loro osservazione, decisamente i medesimi. E chissà quanti nelle ultime ore saranno incappati nello stessa associazione di idee (e di immagini) assistendo, dalla tv o dal pc, alla cerimonia funebre laica del presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano in Piazza Montecitorio, e tornando con la memoria a quel giorno di giungo in cui una folla di cittadini ha gremito Piazza Duomo per l’ultimo addio al Cav da Milano…
I funerali di Berlusconi e di Napolitano a confronto: gli scatti che dimostrano plasticamente la differenza
Una sottolineatura che rivela un mondo che, più o meno popoloso a seconda dei leader a cui si sta dicendo addio, evidenzia una partecipazione popolare alla liturgia solenne di segno diametralmente opposto. «Decine di persone in rigoroso silenzio davanti al maxischermo allestito in piazza Montecitorio assistono alla cerimonia funebre laica del presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano. Molti sono anziani e hanno condiviso con Napolitano gran parte della storia d’Italia del dopoguerra. Non mancano comunque giovani e curiosi, soprattutto stranieri, che si trovano a condividere con gli italiani un momento importante della storia del nostro Paese», cita Porro nel commento sul suo blog. Riportando quanto «si lascia scappare anche l’Agi in un resoconto di involontaria sincerità», si legge nella Zuppa di Porro.
Una differenza di partecipazione emotiva oltre che “numerica”
Poi, solo qualche passaggio più avanti, l’impietoso confronto: «Ai funerali di Berlusconi, tre mesi fa, i partecipanti non furono “decine” ma decine di migliaia e questo si spiega solo in parte con la natura eccentrica e polimorfa del personaggio, cui la dimensione politica, che pure aveva praticato da protagonista per l’intera seconda parte della sua vita, e fino all’ultimo, non poteva non restare stretta». Laddove le decine, cambiando il numero degli zeri a cui rimandano, fanno la differenza. E una differenza sociale di epocale rilievo. Perché se è vero che in entrambe le occasioni funebri la politica ha rigorosamente rispettato il cerimoniale e ossequiato la solennità che il momento e il blasone delle esequie in oggetto imponevano. È pur vero che quello che con un termine ormai desueto – e archiviato nelle teche del Novecento – una volta si definiva “il popolo”, ha decisamente mostrato una partecipazione diversa.
I funerali di Berlusconi e di napolitano a confronto: due facce dello stesso Paese
E non solo per la diversità numerica che il confronto tra le foto delle due cerimonie funebri a confronto rileva plasticamente. Ma anche per il grado di coinvolgimento emotivo registrato e colto da foto e riprese tv nei due momenti di giugno e di ieri. E allora, se come sottolinea Porro citando l’Agi, le «decine di persone» presenti in Piazza Montecitorio «sono la nuda, brutale conferma della sostanziale indifferenza del Paese stesso». Lungi dal ricorrere a discettazioni su divismo, riservatezza, eccentricità, caratteri, storia e immagine pubblica che vantavano i defunti a cui si sta dicendo pubblicamente addio, quella folla straripante stipata in Piazza Duomo. E quella Piazza di Montecitorio punteggiata dai «molti anziani e curiosi» dietro le transenne, hanno raccontato due facce dello stesso Paese. Due partecipazioni emotive a un lutto istituzionale indubitabilmente “diverse”.
Due mondi e un popolo di spettatori
Con Berlusconi, conclude Porro nella sua disamina, «a cui la dimensione politica, che pure aveva praticato da protagonista per l’intera seconda parte della sua vita, e fino all’ultimo, non poteva non restare stretta» che anche da defunto ha mobilitato migliaia di cittadini in piazza per i suoi funerali. E, di contro, «quelle poche decine, di vecchi per lo più – conclude Porro – a quelli del novantottenne Napolitano, che il New York Times chiamava “Re Giorgio”… E uno può vederci quello che vuole, l’ammirazione, il disprezzo, la denuncia. Comunque la sorpresa per un presidente che, nel nome della sovranità extranazionale, forzò all’inverosimile le sue prerogative. E per cosa, poi?»…