Mughini boccia la Schlein: “Non la capisco, preferirei andare a cena con il generale Vannacci”
29 Set 2023 14:39 - di Leo Malaspina
“Firenze, 1944. Mio padre, fascista, con l’arrivo dei partigiani si era nascosto. Poi partimmo su un camion americano verso la Sicilia. Il viaggio durò 15 giorni”. Suo padre aveva fatto la marcia su Roma, vero? “Così diceva. Ma parlando con il suo grande amico di Marradi, il paese dove era nato, mi sono convinto che fosse una vanteria. Poco importa: stava da quella parte”. Giampiero Mughini, in una lunga intervista al Corriere della Sera, in cui commenta la sua decisione di partecipare al Grande Fratello, allargando la conversazione alla sua vita, alle esperienze politiche e ai giudizi sui leader di questo anni. Con una pesante bocciatura di Elly Schlein.
Il padre fascista, il nonno comunista
“Pietro Battiato era comunista. Finì anche in galera, e mio padre lo fece liberare. Sul comodino aveva i ritratti di Marx, Engels, Lenin, Gramsci e Stalin. Dopo il ventesimo congresso del Pcus tolse il ritratto di Stalin. Mio padre aveva una sola foto, di Mussolini giovane. E sa qual è la differenza? Mio padre aveva un’esperienza personale di Mussolini giovane. Mio nonno di Marx, Engels e compagnia non sapeva nulla. Il nonno era un chiacchierone cui piacevano le belle donne”.Mio padre e i giovani fascisti non covavano i morti. Covavano quella che loro ritenevano la strada giusta per opporsi al bolscevismo”. Mughini, però, divenne comunista e fu tra i fondatori del Manifesto.
Mughini e lo scetticismo sulla Schlein
L’intellettuale di sinistra esprime un giudizio positivo sulla Meloni, meno sul governo: “Me la trovai davanti la prima volta che avrà avuto diciotto anni: non sbagliò una parola. Pure al governo ha iniziato bene; poi si è ingarbugliata. Anche a causa della sua squadra: se giocasse a calcio, sarebbe in serie C. Chi voterei? Certo non la Schlein. Nulla in lei mi suona, tranne qualche sillaba che mi ricorda tempi remotissimi. Se mi chiedessero di andare a cena con la Schlein o con Vannacci, sceglierei il generale. Non mi pare uno sciocco. Non per il libro, ma perché ha avuto un comando di uomini in zona di guerra”. Infine, un ricordo di Berlusconi: “Non buono; buonissimo. Ero in una sua tv quando qualche leccapiedi disse: il presidente Berlusconi ha vinto l’Oscar. Risposi che l’Oscar l’aveva vinto Tornatore, con un film prodotto da Berlusconi. Il giorno dopo lui mi telefonò per ringraziarmi di aver corretto quell’importuno. Era la prima volta che lo sentivo in vita mia”.
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