Docente fa domande sul padre suicida a un bambino di tredici anni, la madre la denuncia
Una docente gli ha posto domande sulla morte del padre suicida, avvenuta quando era ancora un bambino, facendo rivivere a uno studente tredicenne quel dramma. La madre dell’alunno, sentito il racconto del figlio, ha deciso di sporgere denuncia per lo stress emotivo arrecato all’adolescente. L’episodio è accaduto in un istituto scolastico di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), frequentato dal ragazzo trasferitosi nelle Marche assieme alla madre, 55 anni, di Teramo. Secondo la denuncia della donna, le domande giudicate inopportune sarebbero state rivolte al figlio da un’insegnante di sostegno dopo che aveva notato il tredicenne giocare in aula con un compagno. Lo studente sarebbe stato portato in un’altra aula e sottoposto alle domande che avrebbero riaperto la ferita emotiva della morte.
“Dalla docente un danno psicologico inspiegabile”
Secondo quanto appreso la mamma del ragazzino avrebbe inoltrato la denuncia sia alla Procura ordinaria che alle autorità scolastiche. La docente, a detta della signora, avrebbe provocato, “un danno inspiegabile e irresponsabile” al ragazzino, ricordandogli, in un contesto di socialità e di comunanza, il trauma della dolorosa perdita del padre. Essendo un minore infraquattordicenne, l’eventualità della concordanza delle prove con quanto denunciato dalla signora potrebbe comportare gravi problemi per l’insegnante.
Cosa rischia l’insegnante
La docente marchigiana, se le accuse fossero provate, rischierebbe sanzioni civili ma difficilmente potrebbe incorrere in un provvedimento penale, non essendo normato il reato di violenza psicologica. La prima conseguenza è l’apertura di un provvedimento disciplinare da parte degli uffici territoriali scolastici( ex Provveditorati), con la contestazione di un comportamento non consono al ruolo pedagogico che potrebbe essere sanzionato con una sospensione temporanea dalle funzioni e dallo stipendio. Sul piano civilistico, invece, la madre(che esercita la potestà genitoriale) può chiedere il risarcimento dei danni provocati al bambino che vanno ovviamente provati e quantificati dal giudice ordinario a cui spetterà, per competenza, il caso.