Con la candidatura di Cappato il Pd dimostra che è un partito senza idee, tra Scilla e Cariddi

14 Set 2023 14:37 - di Mario Campanella
Cappato

La candidatura di Marco Cappato per il PD alle suppletive di Monza segna una scelta netta di Elly Schlein che è quella di trasformare il più grande partito della sinistra in una nicchia di Partito Radicale (oltre che radicalista). Con una differenza abbastanza importante: il PR aveva una visione della giustizia improntata al garantismo e non al giacobinismo come a Largo del Nazareno.

Cappato cosa rappresenta? L’impostazione del superamento delle idee in politica e l’affermazione del relativismo totale. Eutanasia diffusa, intesa come libertà assoluta di scelta, e non circoscritta a casi particolari, liberalizzazione di tutte le droghe, utero in affitto, liberalizzazione di tutto. Non solo l’abiura e il fastidio per la tradizione cattolica in politica (che in Italia è stata sempre laica) ma nessuna correlazione con lo Stato sociale. Per lui le ideologie sono un male, mentre l’ideale di società è uno Stato liberale inteso in formula ampia, nel quale è permesso di drogarsi in tranquillità, di cedere i figli in affitto, di praticare l’eutanasia alla stregua di un suicidio e di considerare la superiorità dell’individuo dinanzi a tutto.

Cappato: un dogmatico laicista e liberista

Cappato è un laico che fa del laicismo un dogma: se potesse escluderebbe qualsiasi riferimento religioso di ogni genere e darebbe alla libertà il concetto di arbitrio assoluto.

Ma è anche l’erede di un pensiero che ritiene addirittura inutile persino il carcere. Pannella, cui si devono grandi conquiste e battaglie civili, propugnava l’idea  di un grande pensatore del secolo scorso, Giles Deleuze, secondo il quale il processo stesso era una cosa sbagliata, poiché l’uomo che aveva commesso un reato, anche un omicidio, era assai diverso da quello che si giudicava.

La Schlein parla con Landini e poi candida un liberista

Cappato è un liberista in economia e questa è un’altra contraddizione importante per la signora Schlein. Per lui lo Stato non dovrebbe proprio intromettersi nell’economia .Diciamo un maldestro interprete della Scuola di Chicago.

Ma il problema non è Cappato, che mantiene una certa coerenza nelle sue ragioni, quanto la Schlein. Il suo PD oscilla tra il radicalismo più oltranzista al liberismo più sfrenato. Da quando è segretaria Schlein, non si va oltre le rivendicazioni sui diritti delle comunità LGBT e la politica auspicata da Landini. Candidando poi alle prime consultazioni di rilievo un esponente del relativismo più sfrenato che sogna una sorta di capitalismo senza regole.

L’individualismo di Cappato non è liberale

L’idea di Marco Cappato(ma ancora una volta va ripetuto che non può essere in gioco la sua coerenza) è che l’individuo, in quanto tale, sia superiore a tutto. Può muoversi in una concezione di arbitrio che non pone limiti alla sua libertà, per cui può portare in gestazione un figlio e poi venderlo perché il corpo è “suo”, drogarsi per lo stesso motivo e decidere di morire con l’aiuto in questo caso dello Stato(che egli nega in altri campi). E lo Stato non può intervenire nei meccanismi dell’economia. Tutto quanto propugna non è liberale, giacché la concezione liberale non può escludere l’intermediazione dello Stato sia nei processi sociali(capito onorevole Schlein?), sia nelle dinamiche etiche.

Nessuno spazio nel Pd per cattolici e riformisti

Quale spazio può esserci in un partito del genere per la componente cattolica e per quella riformista? Nessuno. E quale alternativa di governo si può creare non avendo una visione completa della società? Schlein candida Cappato che non vorrebbe nemmeno le carceri ma dice no a qualsiasi riforma garantista come quella di Nordio. Vive come Ulisse tra Scilla e Cariddi confidando solo sui sentimenti dell’antipolitica. Nessuno le darebbe fiducia in un’ipotesi alternativa a Meloni. Ma se sta bene a lei (e a quelli del partito che dovrebbero farle opposizione interna), direbbe Maurizio Costanzo, buona camicia a tutti.

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