Arriva al Csm il caso del pm di Brescia che ha chiesto l’assoluzione di un marito violento per motivi culturali

13 Set 2023 15:14 - di Natalia Delfino
brescia csm

Arriva al Csm il caso del sostituto procuratore di Brescia, Antonio Bassolino, che ha chiesto l’assoluzione di un uomo originario del Bangladesh a processo per maltrattamenti alla moglie giustificandola con la cultura di provenienza dell’uomo. Il consigliere laico Enrico Aimi (FI) ha depositato, infatti, la richiesta al comitato di presidenza di aprire una pratica, “per la gravità delle asserzioni del pm che parrebbe giustificare, se non autorizzare, la violenza domestica”.

L’istanza depositata da Aimi al Csm: “Condotta assolutamente inaccettabile”

Nell’istanza depositata si legge che la condotta “è assolutamente inaccettabile, soprattutto in questo momento storico in cui assistiamo quotidianamente a forme di sopruso e maltrattamenti a danno di donne” e che la richiesta di apertura pratica è conseguente “ai numerosi articoli di stampa, che hanno dato grande risalto” alla vicenda. Nell’istanza al Comitato, Aimi, che è presidente della prima commissione del Csm, riporta testualmente (come pubblicate sulla stampa) le parole contenute nella richiesta di assoluzione formulata da Bassolino, secondo cui “i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell’odierno imputato sono il frutto dell’impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l’uomo e la donna è un portato della sua cultura, che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine” e avrebbe agito “in base alla propria cultura e non per la volontà di sottomettere”.

Nordio: “La legge è uguale per tutti, chi entra in Italia deve conformarsi al nostro diritto”

“Gli alibi ‘culturali’ non devono trovare ospitalità nel nostro ordinamento perché rappresentano una inaccettabile e ingiustificabile forma di relativismo giuridico”, ha quindi commentato il consigliere. Sul caso ieri è intervenuto anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ribadendo a sua volta che la posizione espressa dal pm è “assolutamente inaccettabile, perché nel nostro sistema la legge è uguale per tutti, l’ignoranza della legge non scusa, chi entra in Italia sa che deve conformarsi al diritto italiano”.

“Come ministro della Giustizia devo essere molto riservato”, ha premesso Nordio, ricordando che “si tratta della requisitoria di un pubblico ministero e non della sentenza di un giudice”, e che “ho visto che la procura di Brescia ha fatto una precisazione che smentisce questa richiesta”. “Il problema, non possiamo nascondercelo – ha poi proseguito – è culturale: l’educazione di uomini che vengono da Paesi in cui la donna è considerata una ‘res’, una cosa, uno strumento sessuale, di riproduzione, addirittura uno strumento di servaggio, non può uscire di casa, se non vestita dalla testa ai piedi, è una minus habens. Si parla tanto di rispetto delle culture altrui, rispettiamole ma sappiano che quando vengono in Italia – ha concluso il ministro – non c’è spazio per culture diverse da quella che è scritta nella nostra Costituzione, nel nostro codice penale”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *