Stupro di Palermo, l’appello di Ermal Meta a Meloni: «Fermi questa mattanza di donne»

24 Ago 2023 20:30 - di Redazione
Ermal Meta

Il cantante Ermal Meta è tornato a parlare dello stupro di Palermo con un video di qualche minuto. In precedenza, come si ricorderà, il cantautore di origini albanesi e vincitore di un’edizione del Festival di Sanremo, aveva scritto un durissimo tweet contro il branco. Ne è scaturito un serrato dibattito sulle pene che meriterebbero gli stupratori e sulla difficoltà che hanno ancora oggi le vittime nel denunciare. Nel video, Ermal Meta ha voluto sottolineare proprio questo aspetto, non senza prima manifestare il proprio profondo disagio per il bruttissimo episodio, che per altro ha per protagonisti tutti giovani, e per tutte le storie che gli sono arrivate di maltrattamenti, abusi e violenze.

Ermal Meta era già intervenuto con un tweet

«Tantissimi – ha raccontato – non hanno denunciato per paura e mancanza di fiducia. La maggior parte di chi ha denunciato, poi, non è stato creduto». Da qui la decisione di rivolgersi direttamente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «alla donna, alla mamma, alla cristiana. Io – ha premesso – non l’ho votata ma sono qui, disponibile se posso fare qualcosa, per cambiare tutto questo». Meta si è detto «rappresentato» dalla giustizia italiana. La sua, ha infatti tenuto a precisare, non è «un’invettiva» contro le istituzioni.

«Questo silenzio degli innocenti deve finire»

Gli interessa, invece, «portare la voce di chi ha paura di parlare». Sono tanti, assicura il cantautore, destinatario infatti di messaggi ricevuti da quanti, e sono troppi, hanno subito violenze senza mai trovare il coraggio di parlarne. «Questo silenzio degli innocenti deve finire», è sbottato Ermal Meta. Per poi aggiungere: «Non racconterò perché questa cosa mi preme tanto, non è questo il mio intento. Le persone sono cause perse quando sono lasciate da sole e nessuno le ascolto e dà peso al dolore dell’altro. Stiamo parlando delle nostre sorelle, delle nostre fidanzate, delle nostre mamme, in alcuni casi delle nostre nonne. È una questione di umanità».

 

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