Strage di Vergarolla: 77 anni fa gli italiani massacrati dal dittatore comunista Tito

18 Ago 2023 19:40 - di Mario Campanella
strage

Il 18 agosto del 1946 il maresciallo Tito ordinò una delle stragi più esecrabili contro gli italiani. A guerra finita e nell’ambito di una persecuzione che vide nelle foibe il punto più drammatico.

La guerra era finita da un anno e mezzo. Pola, capoluogo istriano, con i suoi 34mila abitanti (95% italiani), era ancora nostra, ma non lo sarebbe rimasta a lungo. I titini sbranarono gli italiani per confermare questo percorso e, anzi, accelerarne il decorso. Gli italiani di Pola andavano al mare a Vergarolla, una spiaggia disseminata di innocui ordigni anti sommergibili: ci giocavano i bambini, gli adulti li utilizzavano per vari scopi. Qualcuno vi impiantò nuovamente l’innesco, riconvertendoli in macchine di guerra. E 28 di essi si esplosero nel primo pomeriggio del 18 agosto, quando la folla gremiva la spiaggia per alcune gare di nuoto.

La strage: oltre cento morti, un terzo bambini

Fu un autentico massacro: dei duemila presenti oltre cento furono le vittime, ma solo 80 potettero essere ricomposte, degli altri rimasero brandelli irriconoscibili di corpi. Qualcuno lo cataloga come il primo attentato della (allora giovanissima) Repubblica italiana, avviso macabro per i Paesi che a Parigi ridisegnavano la cartina geografica dell’Europa e in particolare dell’Italia sconfitta che avrebbe ceduto le terre istriane alla Jugoslavia di Tito.

Il Maresciallo voleva le terre, le voleva con i beni degli italiani ma senza questi ultimi. A Vergarolla l’intenzione fu scolpito nel sangue rappreso degli innocenti.

L’obiettivo del terrore ebbe successo: gli italiani iniziarono a spopolare l’Istria .

Tito il carnefice premiato dall’Italia

Josip Broz, noto come Tito, fu il dittatore comunista che accompagnò la nascita della Jugoslavia, annettendo tutti i Paesi liberi e indipendenti ed arrivando, sin dal 1948, a non allinearsi alla politica dell’Unione Sovietica. La strage di Vergarolla è solo uno dei tanti episodi dei crimini commessi dal Maresciallo contro gli italiani. Per l’annessione dei territori italiani e per un odio etnico contro il nostro popolo fu il promotore delle foibe, nelle quali morirono migliaia di italiani innocenti. Tra loro, il fratello di Pierpaolo Pasolini e lo zio di Francesco De Gregori.

Per il vento della realpolitik e per la sua indipendenza dal Pcus fu addirittura premiato da Saragat, nel 1969, come “Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone” onorificenza che ancora vige e che una mozione approvata dal Parlamento e proposta da FdI dovrebbe far revocare. Ebbe anche la famosa Legion d’Onore francese.

Il volto truce del comunismo

La strage di Vergarolla, derubricata dagli storici a fatto periferico, ha un significato ancora più cruento se si pensa che fu compiuta su una spiaggia, quando la seconda guerra mondiale era abbondantemente finita e l’Italia aveva già scelto la Repubblica nel referendum del 2 giugno. Josip Broz è uno dei tanti volti ( Stalin, Pol Pot, Ceausescu) che hanno contribuito a rendere il comunismo la più grande tragedia del Novecento: 90 milioni di morti accertati, un dramma infinito e indimenticabile, ancora troppo poco enfatizzato da chi dovrebbe raccontare la Storia e i suoi orrori da ogni possibile segmento.

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