Don Giuseppe Rugolo, a processo per “violenza sessuale su minori”, denuncia la cronista: l’assurdo caso di Enna
La Procura di Enna chiede l’archiviazione per la giornalista Pierelisa Rizzo, la cronista denunciata da Giuseppe Rugolo, il prete a processo per “violenza sessuale aggravata a danno di minori”, ma i legali del sacerdote siciliano presentano opposizione e il gup fissa l’udienza camerale il prossimo 21 marzo. L’Ordine dei giornalisti Sicilia e l’Associazione della stampa siciliana esprimono solidarietà alla giornalista e valutano azioni congiunte di supporto.
La vicenda, prende l’avvio dalla pubblicazione di alcune chat a sfondo sessuale, contenute nella prima ordinanza, tra il sacerdote e alcuni giovani. Dopo la denuncia di Rugolo per diffamazione e diffusione di atti processuali, i legali del sacerdote hanno chiesto l’oscuramento del post e il sequestro di tutti i supporti informatici della Rizzo. Il gip di Enna, Michele Martino Ravelli, ha accolto in parte la richiesta e ha deciso solo per l’oscuramento del post che però non è mai stato oscurato per decisione della Cassazione dopo il ricorso della Procura. Lo scorso giugno il pm Stefania Leonte ha chiesto l’archiviazione, forte anche della pronuncia della Cassazione. Lo scorso luglio, però, i legali di Rugolo hanno depositato una richiesta di opposizione e il gup l’udienza camerale per la decisione finale sul rinvio a giudizio della giornalista.
Don Giuseppe Rugolo e le chat sessuali coi ragazzini: per il prete di Enna non dovevano uscire
Una vicenda simile a quella di Enna si svolge a Savona, dove Rugolo ha denunciato il presidente di Rete l’Abuso, l’associazione che si occupa di sopravvissuti a violenze clericali, Francesco Zanardi, per diffamazione. Anche lì la Procura di Savona aveva chiesto l’archiviazione, ma i legali del sacerdote hanno fatto opposizione e il gup ha fissato l’udienza per il prossimo 4 ottobre.
«Per i legali di Rugolo, e per quelli che rappresentano i responsabili civili al processo, il vero problema è che le notizie non escano dall’aula di Tribunale dove si sta svolgendo, ormai da due anni, il processo a porte chiuse – dice Pierelisa Rizzo, che è assistita dagli avvocati Eleanna Parasiliti Molica del foro di Enna e da Giovanni Di Giovanni, del foro di Caltanissetta – ma le querele temerarie non possono e non devono fermare la stampa che ha il dovere di continuare a raccontare un fatto di tale rilevanza sociale.
Il processo a porte chiuse mi impedisce di entrare in aula, ma non di raccontare quello che succede nel procedimento che ho seguito, da sola, per oltre cento ore». «Si tratta di un altro caso di querela temeraria – secondo Roberto Gueli, presidente dell’Ordine dei giornalisti Sicilia – che non tocca solo la collega Pierelisa Rizzo, ma tutta la categoria. Ci adopereremo nelle sedi opportune per fornire alla collega il supporto necessario, in una battaglia giudiziaria in cui un cronista non può essere lasciato da solo».