Vecchioni e il Fatto attivano la macchina del fango contro Geronimo La Russa. Lui: “Sono allibito, querelo”
“Ho dato mandato al mio avvocato Vinicio Nardo affinché tuteli in ogni sede competente la mia onorabilità”. Ad annunciarlo è stato Geronimo La Russa, primogenito di Ignazio, dicendosi “allibito” dopo essere stato additato come ladro di mutande per un episodio avvenuto in casa di Roberto Vecchioni 26 anni fa, quando lui di anni ne aveva 17. Una vicenda rievocata dallo stesso cantautore nel corso di un’intervista con Andrea Scanzi al festival “La Gaberiana” e ripresa con grande risalto dal Fatto quotidiano.
L’episodio di 26 anni fa raccontato da Roberto Vecchioni
Vecchioni ha raccontato che nel 1997 la festa di sua figlia 14enne fu funestata dall’arrivo di alcuni ragazzi più grandi, “17-18-19 anni”, che, favoriti dall’assenza sua e della moglie, fecero razzia in casa, rompendo oggetti e portandone via altri. “Sono andati addirittura a rubarmi le t-shirt e le mutande”, ha riferito il cantautore. Fra il gruppo di giovani individuati come imbucati c’era anche Geronimo La Russa. “Io denuncio ovviamente e la polizia un bel po’ di loro li becca. Non devo fare cognomi però. Dirò come si chiama però il ragazzo, così si capisce chi era il padre. Il ragazzo si chiamava Geronimo”, ha detto Vecchioni, aggiungendo che tutto finì “in una bolla di sapone e nessuno è stato accusato di niente”. Insomma, scrive il Fatto, “secondo Vecchioni le responsabilità del giovane La Russa sarebbero state ‘perdonate’ dagli inquirenti”.
Quando a parlarne fu lo stesso Geronimo La Russa: “Tre miei amici rubarono, non li frequentai più”
Il racconto è stato ripreso dal Fatto quotidiano con il titolo “Geronimo e soci mi rubarono anche le mutande” e tanto di richiamo in prima pagina ed è poi rimbalzato su numerosi altri quotidiani, sebbene non si tratti di un inedito. Lo stesso Geronimo La Russa, infatti, come riporta lo stesso Fatto, alcuni anni fa riferì dell’episodio in un’intervista con Claudio Sabelli Fioretti, chiarendo però di essere estraneo alle scorribande e descrivendolo come un’esperienza molto spiacevole, dopo la quale decise di troncare alcune amicizie: “Arrivai con una ventina di amici. Ci furono dei furti. Anche tre dei miei amici, è stato accertato, rubarono qualcosa. Ci rimasi talmente male che da allora non li frequentai più”.
Geronimo La Russa: “Sono allibito, verso di me non ci fu alcuna imputazione”
Si capisce, dunque, perché oggi Geronimo La Russa si dica “allibito per la notizia pubblicata dal Fatto Quotidiano, con richiamo in prima pagina, dal titolo ‘Vecchioni ricorda: Geronimo e soci mi rubarono pure le mutande’ ripreso poi parzialmente dal sito Dagospia e da altri”. “Vecchioni, che già all’epoca in cui ero minorenne incentrò le sue attenzioni solo sul figlio diciasettenne di un deputato di destra, cioè mio padre, a distanza di 26 anni – ha sottolineato Geronimo La Russa – dovrebbe sapere benissimo che nei miei confronti non ci fu alcuna imputazione e che non fui affatto ‘perdonato’ in quanto il perdono giudiziale può essere concesso solo a chi è imputato e colpevole e io non lo sono mai stato”.
L’annuncio della querela: “Contro di me discredito immotivato e falso”
“Altri giovani conoscenti che parteciparono alla festa della figlia di Vecchioni – ha ricordato ancora il primogenito del presidente del Senato – ebbero invece conseguenze giudiziarie ed io ne presi immediatamente le distanze. È incredibile che Vecchioni, intervistato dal noto giornalista del Fatto, Scanzi, provi a gettare immotivatamente e falsamente discredito su me e sulla mia famiglia già oggetto in questi giorni di particolare attenzione mediatica”. Dunque, ha concluso Geronimo La Russa, “ho dato mandato al mio avvocato Vinicio Nardo affinché tuteli in ogni sede competente la mia onorabilità”. Un passaggio, quello delle vie legali, cui la famiglia La Russa è già stata costretta nei giorni scorsi, dopo aver preso atto che la vicenda dell’accusa di stupro che ha coinvolto il terzogenito di Ignazio, Leonardo, si è presto trasformata non solo in un processo mediatico contro il ragazzo direttamente interessato, ma in una macchina del fango contro tutta la famiglia.