Strage di Samarate arriva l’ergastolo per Alessandro Maja. Il figlio sopravvissuto. “Giusto così”

21 Lug 2023 16:00 - di Roberto Garritano
Maja

La strage e oggi l’ergastolo. Ma forse non ci sarà pena peggiore che sopravvivere al dolore per Alessandro Maja. La Corte d’Assise di Busto Arsizio lo ha condannato all’ergastolo e a 18 mesi di isolamento diurno. Il progettista uccise a martellate la notte tra il 3 e il 4 maggio 2022 la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, e la figlia sedicenne Giulia nella villa di famiglia a Samarate (Varese) e ridusse in fin di vita l’altro figlio, Nicolo ‘ . I giudici hanno accolto la richiesta della Procura.

La strage, la perizia e il rimorso

La notte tra il 3 e il 4 maggio del 2022 Alessandro Maja uccise a martellate la moglie e la figlia. Il figlio Nicolò sopravvisse miracolosamente dovendo affrontare diverse operazioni chirurgiche. Una settimana dopo, reo confesso, Maja  aveva cercato di spiegare i due omicidi e il tentato omicidio dei familiari con “l’ossessione per i debiti”. La perizia psichiatrica svolta da Marco Lagazzi ha escluso qualsiasi vizio di mente per l’omicida, rilevando un disturbo di personalità che non altera le sue capacità. L’assassino di Semerate ha rinunciato all’eredità della moglie ( ma ne sarebbe stato escluso automaticamente) e ha più volte espresso il rimorso per quella sera.

Il figlio Nicolò:” Non lo perdonerò mai”

“Non lo perdonerò mai, ma vorrei incontrarlo per capire, per chiedere perché ha deciso di distruggere la nostra famiglia” ha detto oggi Nicolò Maja. Mi aspettavo questa sentenza – ha detto il ragazzo, dopo gli abbracci coi nonni, i familiari e le amiche della mamma -. Quando è stata letta, ho pensato a mia madre e a mia sorella. Prima mio padre ha guardato la maglietta con le loro foto stampate e mi ha fatto il gesto del bacio. Penso che si sia pentito ma non basta, ha fatto una cosa che neanche nel pensiero poteva esserci”. Parole dette da Nicolo’ con la voce calma e un’apparente serenità.  Nicolò si è presentato “a piedi, senza la sedia a rotelle” per la prima volta da quando è iniziato il processo anche “perché mio padre mi vedesse camminare. Oggi si volta pagina, mi sento liberato .Voglio avere una vita normale”.

 

 

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