Sinistra ipocrita, prima chiede di cancellare la Fiamma e poi rimpiange la “destra legalitaria”
Com’era bella la destra legalitaria, tutta legge e ordine, serietà e rigore. È bastato che il ministro Nordio avanzasse dubbi sulla efficacia dell’attuale torna che regola il reato di abuso d’ufficio (le assoluzioni sfiorano il cento x 100) o che rispondesse problematicamente a una domanda sulla effettività del concorso esterno in associazione mafiosa (neanche previsto dal nostro codice penale) perché scattasse il rimpianto (ipocrita) per quella destra d’antan, che oggi tutti cercano ma nessuno trova. L’avessero chiesto a noi, ne avremmo volentieri rivelato l’indirizzo di casa: Movimento Sociale Italiano. Sì, è proprio lo stesso della destra esecrata fino all’altro ieri per via della Fiamma nel logo, decifrata di volta in volta come ardente fedeltà al fascismo, spirito che esala dalla bara di Mussolini e, infine, simbolo di indomito revanscismo politico.
È cambiata la magistratura
Da qui i pressanti inviti (eufemismo) a Giorgia Meloni a mondare i suoi Fratelli d’Italia dall’obbrobrioso e ingombrante cimelio, salvo oggi rimpiangerne le antiche virtù. Così va la politica in Italia, con annesso compiacente giornalismo al seguito: un giorno chiedono alla destra di spazzare via il suo passato e quello dopo l’accusano di averlo tradito. La furia manettara è tale che neanche si accorgono del tempo passato, delle situazioni mutate e di quanta acqua sporca sia scorsa in questi anni sotto i ponti della magistratura: pm fondatori di partiti, spettacolarizzazione delle inchieste, togati assurti a celebrities grazie al circuito mediatico-giudiziario, promozioni lottizzate, Csm spaccato in correnti e via elencando.
La destra è rimasta legalitaria
Uno spaccato para-eversivo che ha costretto Mattarella ad agitare la sferza davanti al Parlamento che lo aveva appena rieletto. «I cittadini – disse in quell’occasione il capo dello Stato – devono poter nutrire continuamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’ordine giudiziario. Neppure devono avvertire il timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone». Parole inequivocabili, accolte dalla ola di deputati e senatori. Persino quelli grillini si spellarono le mani. Come mai? Forse, azzardiamo, perché tutti in fondo sanno che ai tempi di Falcone e Borsellino sono subentrati quelli dei magistrati che “vestivano alla Palamara“. La differenza è tutta qui. Sì, credete a noi: non è la destra ad aver cambiato trincea.