Microchip sotto la pelle: un informatico bresciano ne ha piazzati 5. “Così pago il Pos”

29 Lug 2023 16:28 - di Vittorio Giovenale
Mattia Coffetti, microchip

Si chiama Mattia Coffetti, ha 35 anni ed è un esperto di sicurezza informatica il primo italiano ad aver realizzato il sogno, in questo caso l’incubo, di tanti fanatici di fantascienza: il microchip sotto la pelle per interagire con gli apparecchi tecnologici.

L’informatico bresciano si è fatto impiantare sotto la pelle ben cinque microchip, l’ultimo poche settimane fa. «Lo attivo tramite un’applicazione dello smartphone per effettuare i pagamenti elettronici ed è semplice da utilizzare», ha raccontato Coffetti al Corriere di Brescia.

Coffetti, originario di Rodengo Saiano, sta facendo da “cavia” volontaria con lo scopo, a suo dire, di sfruttare le scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive umane . Una “ideologia” che fa riferimento a quel movimento culturale noto come transumanesimo.

Col microchip sotto la pelle: “Ci faccio la spesa”

Come riporta l’edizione locale del Corriere della Sera, Coffetti si è fatto impiantare il primo microchip nel 2019. «Il primo che ho installato, il più utile, è un chip Nfc-rfid che serve per aprire le porte, oppure una serranda. Ma anche per registrare i propri dati medici, la carta di identità, il badge del lavoro e condividere, ad esempio, il proprio LinkedIn», ha dichiarato il 35enne bresciano.
Per quanto riguarda gli altri microchip, l’esperto informatico ha spiegato che «il secondo è un dispositivo che può essere utilizzato, ad esempio, per l’autentificazione dei dati bancari. Il terzo è un magnete che attrae i metalli e permette, per esempio, di catturare le viti in modo da non perderle mentre si fa qualche lavoro; il quarto è un led e se lo avvicini a una sorgente elettrica si illumina».

Il reperimento dei microchip? È semplice, rivela Coffetti: «Li compro su Internet e poi ci sono dei centri autorizzati che collaborano con le aziende che li vendono e te li impiantano. Tipo un piercing – ha aggiunto il giovane -. Il costo? Dagli 80 ai 100 euro».

Altra tariffa per quello per scambiare dati e aprire porte (intorno ai 150 euro). Mentre l’ultimo microchip, e cioè quello per effettuare i pagamenti, 200 euro.

I teorici del transumanesimo

Il transumanesimo teorizza esplicitamente il superamento dei limiti della condizione umana per mezzo della tecnologia e che pone tra i propri obiettivi un’umanità aumentata in grado di direzionare in totale autonomia la propria evoluzione, accelerandola ed eliminando la componente di casualità prevista dalla darwiniana selezione della specie.

«Mi auguro che queste integrazioni uomo-tecnologia possano essere ancora più al servizio della collettività e della salute», ha concluso il 35enne. Per il momento, col microchip Coffetti non ha risolto i problemi dell’umanità ma ci paga la spesa e i conti al bar, al ristorante o al discount. Anche gli uomini bionici devono mangiare.

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