Meloni su Borsellino e antimafia sempre coerente. Parlano i fatti e non i latrati di chi pensa solo al proprio ego
Quanti premier più di Giorgia Meloni possono dire di essere così vincolati affettivamente al 19 luglio ? Quanti possono vantare più forti legature culturali e sentimentali al giorno in cui, in via D’Amelio, si consumò la strage di mafia in cui persero la vita Paolo Borsellino e gli agenti della scorta ? E quanti possono sentire, più di lei, il diritto-dovere di essere oggi a Palermo a rappresentare il popolo italiano in una giornata di ricordo e di rinnovato impegno nella lotta reale alla mafia. Non è la Meloni il Primo ministro del governo, sotto il quale é stato assicurato alla giustizia Matteo Messina-Denaro, l’ultimo capo dei capi di Cosa Nostra, latitante da quasi trent’anni? Non è suo l’esecutivo che ha messo in sicurezza 41 bis e carcere ostativo al quale il boss sta scontando la pena?
Un decreto per chiarire i reati di criminalità organizzata
E non è lei che ha annunciato un provvedimento di interpretazione autentica che chiarisce la nozione di “reati di criminalità organizzata” per evitare che gravi delitti restino impuniti e processi siano messi a rischio ? Atti di governo che qualificano chi li fa e chi “contesta” a bassa testa. Perché, stavano – sì, stavano, il soggetto cercatevelo voi – fabbricando un clima per “vietare” che Giorgia Meloni facesse non ciò che non aveva mai fatto; ma ciò che ha sempre fatto, in occasione della commemorazione di Paolo Borsellino; di obbedire a coscienza e coerenza.
Basta con le antimafie posticce che vivono solo di celebrazioni
Al di là della decisione del presidente del Consiglio di sottrarre questa giornata del ricordo a usi strumentali – intelligenti pauca – io credo sia giunto il momento che estremismi verbali, posture scomposte, condotte sguaiate vadano denunciate per ciò che sono: auto-promozione di “antimafie” posticce; la cui vita si appiattisce sul periodico celebrare; non la memoria e neppure eroi e vittime, ma in primo luogo se stesse: le proprie rappresentanze, le proprie sigle, i propri “club del calendario”.
Borsellino contento che una ragazza cresciuta col suo mito oggi guidi la Nazione
E, per ciò, richiedano un Nemico permanente, un Espediente sempiterno; una costante pesca di grida e proteste da costruire: sempre e comunque; e contro chiunque; al di là del campo dei meriti guardato a vista da “loro”: nel quale ci sono soltanto “loro”. Rinuncio alle cautele e anche a una certa “delicatesse”: la verità ne ha bisogno per farsi varco. Ma, secondo voi – e secondo “loro” – Paolo Borsellino, non sarà contento lassù che quella ragazza cresciuta col suo mito, con la sua ispirazione ideale, con le sue stesse idee della società, sia arrivata in vetta alla Repubblica ? Non sia orgoglioso che il presidente del Consiglio sia espressione delle giovani generazioni che hanno fatto più volte via D’Amelio, il corteo, la fiaccolata ? Che appartenga a quella cultura politica, alla stessa concezione delle istituzioni e dello Stato, della legge e dell’ordine che “osò” candidare lui vivo al Quirinale, nel passaggio drammatico dalla Prima alla Seconda Repubblica ? E che quei “piccoli” che credevano nei suoi valori, nel suo esempio, nel suo sacrificio, oggi siano alla guida della Nazione ? E’ un po’ di “rottura” dirlo, è scomodo scriverlo, non è facile leggerlo, ma è verità. Beh, adesso alti lai si levino e si aggiungano a quelli già latrati: io la penso così.