Il Cremlino: pronti a fornire grano gratis all’Africa. Coldiretti: Italia penalizzata, manca il mais
Mosca si dice pronta e disponibile a fornire grano gratis all’Africa dopo che ieri è stato dichiarato concluso l’accordo sull’export di grano ucraino mediato dall’Onu e dalla Turchia e raggiunto in precedenza fra l’Ucraina e la Turchia.
Ieri era fra l’altro emerso, secondo una denuncia dell’Oxfam, che solo il 3% del grano ucraino è finito ai Paesi africani, tutto il resto è stato venduto sul mercato dei Paesi occidentali e sviluppati. sostiene Oxfam, la Confederazione internazionale di organizzazioni non profit con sede a Oxford, in Gran Bretagna, che si dedica alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo.
Ora la Russia afferma di “continuare a esser pronta a una sostituzione gratuita del grano ucraino per i Paesi che ne hanno bisogno” dopo lo stop di Mosca all’accordo.
E’ il messaggio consegnato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo quanto riporta l’agenzia russa Tass.
“Certamente”, ha detto Peskov, affermando che la questione delle forniture di grano dalla Russia all’Africa verrà affrontata al summit previsto a fine mese a San Pietroburgo.
“Stiamo interagendo con i nostri partner africani. Queste comunicazioni proseguiranno al summit a San Pietroburgo – ha detto – Sarà l’occasione per parlare di tutti questi problemi”.
In queste ore c’è forte preoccupazione per la fine dell’accordo sull’esportazione di grano dai porti ucraini, questione che è stata al centro di un colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, e l’omologo russo, Sergei Lavrov.
Fidan e Lavrov hanno parlato, il giornale turco Cumhuriyet, della situazione e delle ripercussioni dopo un colloquio tra il capo della diplomazia turca e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, regista del precedente accordo scaduto ieri.
Peraltro già ieri c’era chi, da parte turca, assicurava che lo stesso Cremlino aveva interesse a proseguire l’accordo, magari ne andrà ridisegnato il perimetro.
La Cina, che nella contrapposizione russa-ucraina fiancheggia Mosca pur mantenendo una postura diplomatica apparentemente equidistante auspica che “le parti interessate risolvano adeguatamente la questione della sicurezza alimentare mondiale attraverso il dialogo e le consultazioni”.
Sono le parole della portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning, che ha risposto così, in maniera asettica, ad una domanda dell’agenzia russa Tass.
La Cina, ha detto ancora Mao, “è pronta a intensificare la comunicazione e la cooperazione con le altre parti” per “contribuire alla sicurezza alimentare mondiale”.
Ma cosa significa per l’Italia la fine dell’accordo sull’export del grano ucraino?
Lo stop all’accordo interrompe, di fatto, anche le spedizioni verso l’Italia dove sono arrivati dall’Ucraina, nel corso dell’anno di attuazione dell’intesa, quasi 2,1 miliardi di chili di mais per l’alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole.
Sono le stime, dati alla mano, della Coldiretti che parla di 1,4 miliardi di chili di mais, 434 milioni di chili di grano, 100 milioni di chili di olio di girasole e altri cereali.
Il blocco è “preoccupante” dunque soprattutto per la forniture di mais alle stalle italiane in una situazione in cui l’Ucraina contende all’Ungheria il ruolo di principale fornitore dell’Italia che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle dove i costi di produzione sono saliti alle stelle.
L’Ucraina, spiega sempre Coldiretti, garantisce invece quote più ridotte dell’import nazionale di grano che, però, durante l’accordo sono aumentate di oltre 5 volte rispetto all’anno precedente.
Lo stop al passaggio delle navi cariche di cereali sul Mar Nero, area controllata dalla Russia, alimenta, secondo Coldiretti, il rischio carestia in quei 53 Paesi dove, ha calcolato l’Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione.
Un fattore che rappresenta anche un rischio per la stabilità politica proprio mentre, sottolinea Coldiretti, si moltiplicano le tensioni sociali ed i flussi migratori, anche verso l’Italia.
L’annuncio della Russia spinge infatti i prezzi con l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che, spiega Coldiretti, si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre, invece, più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori.
“L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Sarebbe ora che in Italia si cominci a produrre grano e mais e che gli agricoltori vengano incentivati. Come pure ad altre produzioni che in tempi lontani erano la forza trainante dell’Italia.
Con il mais per la maggior parte si fa mangime per animali, vedi sfibrato,. Il mais richiede molta acqua, il frumento no. Con il frumento si fanno per la maggior parte farine per alimentazione umana. L ‘Italia importa grano tenero e duro perché la UE ne ha limitato la produzione italiana a vantaggio di altri Paesi.