“Fenix”: Marsilio, Acquaroli e Trantino raccontano come è stato costruito il futuro (video)
Parte con una operazione “amarcord” l’intervista stellare che a Fenix, la festa di Gioventù nazionale, Antonio Rapisarda fa ai governatori di Abruzzo e Marche, Marco Marsilio e Francesco Acquaroli, e al sindaco di Catania, Enrico Trantino. Tutti vengono da un percorso di impegno giovanile, che li ha forgiati e preparati per ruoli che, da giovani militanti, era difficile immaginare. Anche perché la loro prima adolescenza ha coinciso con un’epoca nella quale la destra era ancora ai margini o iniziava ad affacciarsi per la prima volta a responsabilità di governo. Eppure lì c’era già tutto: la volontà di sovvertire gli schemi, di fare grande il Paese, di rendere azione un mondo di valori. Una volontà di vittoria per affermare un’altra idea di Italia.
“Ci siamo arrivati, ma se ci siamo arrivati è anche perché la nostra generazione ha sempre avuto una mentalità aperta, mai minoritaria per vocazione”, ha rivendicato Marsilio, ricordando che “la nostra generazione ha dimostrato di essere capace di ripartire da zero, di fare un partito che prendeva la metà di quello che prendeva il Msi negli anni 70. Ma mai – ha chiarito – per tenere i nostri valori, la nostra gente nel frigorifero della storia”. “Abbiamo sempre avuto la mentalità aperta, come dimostra anche la scelta di fare Atreju con quella modalità che conosciamo”. Marsilio ha raccontato del dibattito interno alla destra sull’opportunità di fare una festa tutta interna, rivolta ai militanti, o aperta all’esterno. “Ci siamo detti: le nostre idee la deve conoscere il mondo, dobbiamo stare in città, tra la gente”, ha spiegato il governatore dell’Abruzzo, sottolineando che “ho 55 anni e non sono mai stato invitato a una festa dell’Unità, nelle feste che abbiamo organizzato noi sono venuti tutti, Bertinotti, Veltroni, tutti. Abbiamo sempre voluto confrontarci con qualcuno e al massimo è volato un fischio. La violenza praticata da altri che impediscono alla Roccella di parlare…”.
Lo spunto per questa riflessione è stato l’applauso che si è levato dalla platea quando Trantino, figlio di Vincenzo, deputato prima del Msi e poi di An, ha ricordato di non essere entrato nel Pdl, poiché sentiva di non ritrovarsi in quell’esperienza. Marsilio ha ricordato che i partiti sono strumenti per tradurre in azione una visione del mondo e ha invitato i ragazzi di Gn a non innamorarsi dei contenitori, ma delle idee, del progetto. E il progetto, per quanto tortuoso sia stato il percorso che lo ha portato fin qui, è ciò che rimane, che attrae, che richiama. “Non pensavo di candidarmi a sindaco di Catania, ma poi Giorgia Meloni mi ha chiamato e ho risposto ‘obbedisco'”, ha raccontato Trantino, ribadendo l’importanza di non smarrire mai la visione, perché senza quella ciò che si perde non è tanto e solo il consenso elettorale, ma l’occasione di incidere davvero.
“Trent’anni fa – ha raccontato anche Acquaroli da remoto – la destra sembrava ed era marginale in tanti processi non solo decisionali, ma anche culturali. In Consiglio comunale tu non potevi parlare. Noi abbiamo intrapreso un percorso sapendo di dover combattere anche solo per parlare, per rivendicare azioni che non erano di parte, ma fondate sull’amore per nostro territorio. La destra si è fatta interprete delle esigenze del territorio crescendo gradualmente, nel centrodestra e nel Paese, sempre con il faro del grande amore per i nostri territori e per tutta l’Italia”. È stato “guardando alle sfide e non alle strategie e alle tattiche”, ha concluso Acquaroli, che abbiamo vissuto “l’avventura incredibile di scalare non sondaggi, ma l’entusiasmo degli italiani“. ‘Tutti noi eravamo certi che Meloni avrebbe guidato il paese, eravamo certi delle sue capacità: una persona capace che ha dimostrato di essere sempre all’altezza con umiltà delle sfide. Ora dobbiamo essere protagonisti anche in un palcoscenico europeo, dove si gioca una partita fondamentale per l’Italia e i nostri territori, che deve scegliere quale modello di Europa noi vogliamo”, ha aggiunto il governatore delle Marche, ribadendo quanto aveva già detto anche Marsilio: “Quando mi dicono avreste mai pensato di governare? Io dico di sì, che Giorgia Meloni avesse gli attributi per guidare la nazione, io l’ho sempre saputo”.