Cinquant’anni senza Bruce Lee: in un libro l’avventura del piccolo grande drago cinese

4 Lug 2023 15:36 - di Roberto Garritano

Cinquant’anni fa moriva, a soli 33 anni, Bruce Lee, uno dei miti assoluti del cinema anni settanta, il piccolo drago sopravvissuto all’usura del tempo. Cinese ma nativo di San Francisco e statunitense a tutti gli effetti, è stato il più grande artista di tutti i tempi delle arti marziali. La sua morte, avvenuta in seguito alle complicazioni di un edema cerebrale scoperto durante le riprese de i 3 dell’operazione drago è ancora avvolta nel mistero. E’ in libreria la biografia ad opera di  Michele Martino , edita da 66thand2nd in uscita il 7 luglio, intitolata semplicemente: Bruce Lee, L’avventura del piccolo drago. Un testo che ripercorre la vita di un mito che ha resistito a ogni moda e che continua a essere sinonimo di destrezza e della sintesi del kung fu.

L’esordio a tre mesi e il successo nel cinema

Esordì nel cinema a soli tre mesi, ad Honk Kong, quando fu scelto per il film Golden Gate Guirl. Poi l’apprendimento del kung fu e uno stile di vita particolare ( dieta ipoproteica e allenamenti duri) lo portarono a sfondare sul grande schermo. Dopo una serie di interpretazioni di  discreto successo arrivò, nel 71,  Il furore della Cina colpisce ancora, seguito Dalla Cina con furore . Due film che lo consacrarono come divo internazionale . L’Urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente conquistò i botteghini di tutto il mondo sino all’ultima interpretazione e alla produzione postuma. Inventore del jeet kune do, coach di campioni dello sport e stelle di Hollywood, da Steve McQueen a Sharon Tate, da Kareem Abdul-Jabbar a Chuck Norris. La sua vita è stata più avventurosa di un film, sospesa tra due culture, segnata dalle discriminazioni e poi da un successo irripetibile, spezzato sul più bello da una morte ancora velata di mistero. Con una ricerca meticolosa, attenta a evitare mistificazioni e aggiornata alle centinaia di testimonianze di allievi, colleghi, registi, amici e familiari, Michele Martino ci offre un ritratto intimo e avvincente di Bruce Lee, il più completo mai pubblicato in Italia, e uno studio sorprendente sui segreti della sua arte.

La tragedia del figlio Brandon

Vent’anni dopo  la morte di Bruce Lee, ci fu la tragedia che colpì il figlio Brandon, anche lui divenuto attore internazionale .Nel 1993 fu scelto per interpretare Eric Draven nel film Il corvo di Alex Proyas, basato sul fumetto omonimo di James O’Barr. Questo fu l’unico film in cui Brandon non dovette fare sfoggio delle sue abilità nelle arti marziali e per lui fu una notevole soddisfazione personale riuscire a dimostrare di essere diverso da suo padre, non sopportando il fatto di essere etichettato come il “figlio di Bruce Lee”. Il corvo lo rese famoso in tutto il mondo, ma gli costò la vita. Il 31 marzo 1993 Brandon fu ferito involontariamente e mortalmente da un colpo di pistola mentre stava recitando durante una scena in cui il suo personaggio, Eric, torna nella sua abitazione e ricorda il momento della sua morte.

Icona della destra

Bruce Lee è stato un’icona di parte della destra. Nonostante il suo ruolo  anti nipponico, simboleggiava una Cina diversa dal cliché del monolite comunista. Era una sorta di versione asiatica di Jonn Wayne , il “buono” che fa giustizia con le armi della lealtà e dell’impegno. Il libro di Martino ne testimonia la breve ma intensa vita , consegnata ai posteri e divenuta oggetto di culto immortale.

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