Bohème rossa, Veronesi silurato e rimpiazzato: sentenza politica. Darà battaglia a “motivi risibili”
Non accenna a placarsi la bufera che ha investito la Bohème rossa di scena al Festival di Puccini a Torre del Lago. Anzi, se possibile, dopo il “licenziamento” arrivato via lettera ad Alberto Veronesi, le nubi polemiche che si sono addensate sulla messinscena dell’opera e la sua direzione aumentano a ogni ora che passa. Specie dopo l’annuncio della Fondazione del “siluramento”, e la nomina del sostituto del direttore d’orchestra milanese con il maestro Manlio Benzi. Ma procediamo con ordine.
Bohème a Torre del Lago, licenziamento e nuova nomina: Veronesi sul piede di guerra
Commentando e argomentando quanto accaduto, ieri Veronesi non solo aveva chiarito il perché della sua decisione di dirigere bendato la prima dell’opera, ma aveva contestualmente annunciato che comunque si sarebbe presentato sul podio ad ogni recita. E che, in caso di sostituzione, avrebbe dato battaglia. Ebbene oggi, in un’intervista al Corriere della sera, il maestro Veronesi dopo aver denunciato il licenziamento ideologico subìto a sua detta, non solo si ritrova a prendere atto della nuova direzione calata dall’alto. Ma destituisce di fondamento la decisione di destituirlo, rivelarlo nelle more il dietro le quinte all’origine del casus belli. Una sorta di tradimento degli accordi previsti sulla messinscena, che ha portato alla presa di posizione del direttore d’orchestra sulla Bohème rossa e al successivo siluramento.
«Questo è un licenziamento ideologico. Non posso accettarlo. Mi presenterò a ogni recita»
Dunque, dalle colonne del Corriere Veronesi spiega: «Avevamo concordato con il regista che non ci sarebbero stati simboli politici, solo ambientalisti visto che alla fine la rivolta è riportata ai nostri giorni»… «Gayral è un bravissimo regista – sottolinea poi il maestro –. Ma quello che aveva illustrato non è quello che mi sono trovato davanti». Da qui, prosegue rivendicando la scelta di dirigere bendato: «Non è scritto da nessuna parte che presentarsi mascherati sia un crimine! L’ho fatto perché non volevo tirarmi indietro. Ma neanche condividere lo sfregio di vedere il capolavoro di Puccini tra pugni chiusi e bandiere rosse». E, in ultimo, la decisione di non accettare i provvedimenti di una sentenza politica, ribadendo ancora ieri: «Questo è un licenziamento ideologico. Non posso accettarlo. Mi presenterò a ogni recita. E se sul podio ci sarà un altro, chiederò i danni per lesa immagine».
Veronesi rispedisce al mittente le motivazioni di una “sentenza politica”
Inevitabile, allora, soffermarsi sulle motivazioni “della sentenza” che hanno portato al licenziamento del maestro. Argomentazioni che, sempre nell’intervista al Corriere, Veronesi definisce «risibili». «Sarei arrivato in ritardo a una prova – riferisce –. Non esiste che uno venga mandato via per questo». E non è neppure l’unico appiglio discutibile a cui il maestro si appella contestando la lettera con cui la Fondazione Puccini lo solleva dall’incarico di dirigere le prossime rappresentazioni di Bohème al Festival di Torre del Lago. Oltre al ritardo, ci sarebbero infatti altri cinque punti contestati contro cui il direttore d’orchestra punta l’indice. «Sciocchezze. Si dice che avrei fatto delle dichiarazioni prima dello spettacolo, e non è vero. Si parla di mancanza di fiducia. Che vuol dire?», tuona Veronesi…
«Le ragioni di tanto accanimento sono altre… Hanno preso la palla al balzo per farmi fuori»
Aggiungendo in calce: «Non è scritto da nessuna parte che presentarsi mascherati sia un crimine! L’ho fatto perché non volevo tirarmi indietro, ma neanche condividere lo sfregio al capolavoro di Puccini». E concludendo: «Anche Karajan dirigeva a occhi chiusi! E nessuno ha mai avuto niente da ridire». E insistendo a ribadire: «Non ho sbagliato una nota. Sfido a dire il contrario. La mia esecuzione può piacere o no ma è stata impeccabile. Le ragioni di tanto accanimento sono altre». Quali? «Ragioni politiche. In Toscana non hanno mandato giù che alle recenti elezioni di Lucca io abbia deciso all’ultimo di lasciare la lista Calenda per sostenere quella del sindaco di destra. Non me l’hanno perdonata. Hanno preso la palla al balzo per farmi fuori».
La battaglia (non solo legale) è solo all’inizio?
E così, allo stato dei fatti, la Bohème nel nuovo allestimento del Festival Puccini tornerà in scena per altre tre rappresentazioni 29 luglio e il 10 e 25 agosto: sul podio il maestro Manlio Benzi. Con tanto di commento e augurio del presidente Luigi Ficacci che recita: «Siamo certi che dopo aver portato a termine la prima, con soddisfazione del pubblico che ha applaudito lo spettacolo, in una serata che per il provocatorio comportamento del direttore sarebbe potuta essere un disastro, le prossime rappresentazioni del Festival Puccini saranno in grado di regalarci intense emozioni. Quelle della musica. Dello spettacolo, e non di false messinscene». Ma la battaglia, politica, culturale e legale è tutt’altro che finita. E proprio la parola chiave “messinscena” promette nuove, agguerrite evoluzioni.