Svolta nel cold case, a 28 anni dall’omicidio della fidanzata in Svezia, arrestato l’italiano sospettato nel ’95
Dopo 28 anni l’assassino di Sargonia Dankha, 21enne di origini irachene, ma naturalizzata svedese, ha un nome e un volto: ed è quello di un italiano di oltre 70 anni che vive a Sanremo, e che la polizia giudiziaria di Imperia ha portato in manette in carcere. La svolta nel cold case arriva a quasi trent’anni dall’efferato omicidio della povera ragazza, che nel lontano 13 novembre 1995 fu vista viva per l’ultima volta a Linköping, una città della Svezia meridionale. Poi di lei non si seppe più nulla: la famiglia denunciò la scomparsa e gli investigatori svedesi, ricostruendo i suoi ultimi movimenti, trovarono tracce di sangue e capelli della giovane nel bagagliaio di una Ford Escort rossa. Purtroppo, dalla scomparsa si passò subito a investigare sull’omicidio e sul ritrovamento del corpo della vittima.
Svolta nel cold case, ristoratore ligure uccise in Svezia nel 1995 la sua fidanzata 21enne: arrestato
Quell’auto, infatti, apparteneva all’uomo con cui in quel momento la ragazza aveva una relazione: l’italiano di origini liguri arrestato oggi. Anche all’epoca, del resto, i poliziotti svedesi lo fermarono con l’accusa di avere ucciso la fidanzata scomparsa durante il loro ultimo appuntamento. Di averne smembrato il corpo. E poi di averlo chiuso nel bagagliaio della macchina, per poi gettarlo in una discarica. Indizi e capi d’accusa a parte, però, l’uomo fu subito rilasciato. Come riferisce infatti sulla vicenda il sito del Tgcom24, «poiché per la giurisprudenza svedese non si può riconoscere la responsabilità penale di un presunto omicida in mancanza del corpo della vittima», il sospettato principale dell’inchiesta fu rimesso in libertà.
Gli inquirenti italiani chiudono un cold case lungo 28 anni
Sfuggito alle maglie della giustizia svedese, il ristoratore pensò bene di tornare subito in Italia. Dove, stabilitosi a Sanremo, si è rifatto una vita con una nuova compagna. Dietro di sé, però, ha lasciato una scia di sangue, di interrogativi aperti, di sconcerto lunga 28 anni. Un dolore che i familiari di Sargonia non hanno mai dimenticato e archiviato. Così, nei mesi scorsi – rende noto sempre il Tgcom24 – si sono rivolti alla giustizia italiana. E «tramite un avvocato di Milano hanno sporto denuncia alla Procura di Imperia. A seguire il caso sono stati il procuratore capo di Imperia, Alberto Lari. E i sostituti Maria Paola Marrali e Matteo Gobbi. Quest’ultimo è volato in Svezia, dove ha recuperato i faldoni delle indagini svolte dai colleghi svedesi e li ha portati in Italia. E qui sono stati tradotti da un interprete su nomina della Procura».
La svolta nelle carte svedesi dell’inchiesta
Ebbene, proprio in quelle carte, gli inquirenti di casa nostra al lavoro sul caso avrebbero rinvenuto le prove schiaccianti che inchioderebbero il 70enne ligure alle sue responsabilità. Quei sospetti, quei dubbi, quelle domande per decenni senza risposta, troverebbero conferme e risposte in quelle carte. Carte che stringono il cerchio introno alla figura dell’allora compagno della vittima: cold case risolto e colpevole arrestato.