Sgarbi sindaco: “Pronto a dimettermi”. E ai veleni del Consiglio replica col referendum popolare
Fresco di affermazione elettorale ad Arpino, il neo sindaco della cittadina del Frusinate, Vittorio Sgarbi, torna a rimettersi alla volontà dei cittadini, annunciando un referendum popolare con il quale chiedere agli elettori la conferma del voto che tre settimane fa gli ha conferito il mandato alla guida del Comune. Non un puntiglio, un capriccio, o un eccesso di zelo: la vicenda è più che altro la provocatoria risposta alle recriminazioni avanzate dal consigliere di opposizione Niccolò Casinelli durante la riunione degli eletti di ieri, quando a seduta in corso, l’esponente in consiglio comunale è tornato all’attacco del primo cittadino sul risultato delle urne.
Sgarbi neo sindaco di Arpino: ai rilievi dell’Aula replica indicendo un referendum
Per Casinelli, infatti, la somma dei voti delle due liste avversarie è superiore ai voti ottenuti dalla lista Sgarbi. Il neo sindaco non ci ha pensato su due volte, e come se la vittoria alle urne non bastasse, ha annunciato all’Aula di convocare un referendum entro un mese, con cui chiederà ai cittadini la conferma del voto che lo ha eletto. Aggiungendo, che se neppure indire la consultazione popolare dovesse bastare, che se non avrà la fiducia di almeno la metà più uno degli arpinati, sarebbe pronto alle dimissioni. Nonostante il verdetto delle urne e malgrado abbia già assegnato le deleghe ai suoi assessori.
Dimissioni già pronte se non avrà la fiducia di almeno la metà più uno degli arpinati
Detto, fatto. Il sottosegretario alla Cultura, al termine della prima seduta del Consiglio Comunale ha rimesso alla volontà dei cittadini la conferma del suo mandato di sindaco. Di fronte ai rilievi emersi nel corso della riunione degli eletti non ci ha pensato su due volte e ha annunciato lo scatto in avanti con cui superare polemiche e rivendicazioni ed evitare l’empasse che incombe sul Comune, che è uno dei centri più antichi e rilevanti sul piano culturale e artistico della provincia. Del resto, Sgarbi non è nuovo a problematiche di questo tipo. E di certo non si spaventa di fronte alla possibilità di dimettersi.
Sgarbi tra mandato popolare, nomine e rinunce
Come noto, infatti, commentando la decisione maturata all’inizio di maggio del Consiglio regionale della Lombardia, di decretare l’incompatibilità tra i suoi due incarichi: quello di consigliere regionale in Lombardia, con quello di sottosegretario di Stato alla Cultura, aveva sottolineato quanto recriminazioni e problematiche non fossero una sorpresa. Anzi, rimarcando sul punto, Sgarbi aveva sostenuto di esserci «abituato». Asserendo di essere «avvezzo alla rinuncia: sono stato consigliere regionale in Sardegna. In Emilia Romagna. E in Lombardia, e ogni volta mi sono dimesso perché avevo altre funzioni». In questo caso, però, il distinguo è dirimente: qui, l’incompatibilità rilevata col mandato sarebbe quella numerica sui voti. Alla volontà popolare, quindi, l’ardua sentenza.