Reggio Emilia, il prete ucciso dai fascisti e quello ucciso dai partigiani comunisti beati insieme

19 Giu 2023 17:01 - di Redazione
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Un gesto di pacificazione. È quello a cui sta pensando l’arcivescovo di Reggio Emilia, Giacomo Morandi, che avrebbe in animo di proporre un processo di beatificazione parallelo per don Pasquino Borghi, ucciso dai fascisti nel ’44, e don Giuseppe Iemmi, ucciso nel ’45 dai partigiani comunisti. A darne notizia sono i giornali del gruppo QN, ricordando che la memoria dei due preti ha avuto negli anni una sorte diversa, poiché il sacrificio di don Borghi, che fu anche insignito della medaglia d’oro, è ricordato nella toponomastica e nell’intitolazione delle scuole, mentre quello di don Iemmi è sempre rimasto coperto da una coltre di omertà, tanto da relegarlo al ruolo di “martire minore”.

Il gesto di pacificazione del vescovo di Reggio Emilia

Il professor Giuseppe Giovannelli, corresponsabile del Centro diocesano di studi storici intitolato a monsignor Francesco Milani e biografo di don Iemmi, intervistato dal Resto del Carlino ha spiegato che la fatica nel condannare orrori come l’assassinio del prete 26enne, che pagò per aver pubblicamente condannato le violenze sommarie dei partigiani comunisti, sono dovute al fatto che “ci sono familiari legati al ricordo dei loro cari. E c’è sempre stato riserbo a raccontare gli episodi legati alla guerra”. Una reticenza dietro la quale, però, c’era anche la precisa volontà politica, ampiamente interpretata dall’Anpi, di rimuovere dalla memoria le violenze dei partigiani comunisti, perpetrate anche ai danni dei partigiani cattolici come era don Iemmi.

Un percorso avviato da tempo

Il gesto dell’arcivescovo Morandi si inserisce nel solco di una strada già aperta dal suo predecessore, il vescovo emerito di Reggio Emilia Massimo Camisasca che portò alla beatificazione il 14enne seminarista Rolando Rivi, anche lui assassinato dai partigiani comunisti nel 1945, il quale, scrive il giornalista Andrea Fiori su QN, “non aveva fatto niente di male, ma indossava la tonaca” e per questo fu ucciso dai partigiani che “lo portarono in un bosco, fecero una palla col suo abito e ci giocarono un po'”.

Eboli: “Un bellissimo segnale a tutta la comunità”

Per il coordinatore cittadino di FdI, Marco Eboli, “l’iniziativa dell’Arcivescovo Giacomo Morandi merita un plauso perché afferma due verità non sempre da tutti accettate. La prima è che davanti a Dio siamo tutti uguali, la seconda è che le vittime della guerra civile nel secondo dopoguerra sono tutte uguali”. “La chiesa reggiana – ha quindi ricordato Eboli – diede un tributo di sangue molto pesante sino a quando il Vescovo di allora, Beniamino Socche, dopo l’uccisione del Beato Rolando Rivi, da parte dei partigiani comunisti, affermò pubblicamente: ‘Questo è l’ultimo prete che mi uccidete’. Il mondo cattolico, per troppo tempo è stato diviso di fronte ai troppi assassini del secondo dopoguerra”. “L’arcivescovo Morandi, con la sua iniziativa, richiama tutti, anche i non cattolici, al rispetto della vita, sacra sia che si creda, sia che non si creda in Dio e come tale merita sempre rispetto e nessuno ha il diritto di togliercela. Mi auguro che l’iter della beatificazione proceda velocemente”, ha concluso Eboli, parlando del gesto di Morandi come di “un bellissimo segnale a tutta la comunità reggiana”.

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