Processo Open Arms, Salvini: “È tutto chiaro. Rifiutarono il nostro aiuto, volevano sbarcare in Italia”

9 Giu 2023 20:52 - di Elsa Corsini

“Oggi è stato dimostrato che Open Arms era al centro dell’attenzione da parte di tutte le autorità. Ha ricevuto più volte mail in cui si diceva che se avesse attestato le condizioni di salute i migranti scendevano subito. E telefonate in cui i medici dicevano di essere pronti a dare la massima disponibilità”. Così Giulia Bongiorno, difensore di Matteo Salvini nel processo a Palermo. Al termine dell’udienza l’avvocato riferisce che il dibattimento di oggi, più che in altre occasioni, ha fatto emergere quanto la nave della ong spagnola con a bordo 163 migranti sia stata accudita. “Quasi direi coccolata. Quindi è l’esatto opposto della ricostruzione che fornisce il capo d’imputazione che parla di una nave abbandonata“.

Salvini: Open Arms voleva sbarcare in Italia e rifiutò il nostro aiuto

Al termine dell’udienza è lo stesso Salvini, accusato di sequestro di persona, a fare il punto. “Dal processo di oggi a Palermo, dove rischio fino a 15 anni di carcere, sono emerse notizie interessanti. La ong aveva rifiutato, anche se non aveva ancora immigrati a bordo, di aiutare Alan Kurdi che lamentava di averne troppi. Poi l’imbarcazione spagnola veniva assistita in tutti i modi, con continue telefonate dall’Italia. Potendo perfino contattare personaggi del calibro di Angela Merkel e Richard Gere. Inoltre aveva declinato sdegnosamente gli aiuti e i porti di Malta e Spagna, a costo di aumentare i giorni di navigazione. L’obiettivo era sbarcare solo in Italia”.

 Bongiorno: oggi la verità, la nave non fu abbandonata

Dalla testimonianza del fondatore di Open Arms Oscar Camps, spiega ancora la Bongiorno, “viene fuori in maniera assolutamente chiara che in realtà Camps parlava con le autorità europee. In Italia si pensava alle redistribuzione dei migranti. La Spagna offriva porti, la guardia costiera diceva che potevano scendere se certificavano che stavano male a bordo. Non si capisce perché non sono scesi subito”. È ottimista sul proseguo del processo (la prossima udienza è fissata per il 7 luglio) che vede alla sbarra l’allora ministro dell’Interno  Salvini. “Credo che abbiamo fatto un passo avanti verso la possibilità di dimostrare anche in tempi rapidi quella che è stata la condotta dell’Italia nei confronti di Open Arms.  Quando Camps ha ammesso davanti a tutti che effettivamente riceveva da parte della guardia costiera continue richieste di disponibilità a farli sbarcare significa che una parte del processo è finita. Perché si è sempre detto che Open Arms era assolutamente abbandonata. Oggi è stato dimostrato che invece era sotto monitoraggio”.

La deposizione del fondatore di Open Arms: spuntano due lettere inviate a Merkel

Il fondatore di Open Arms ha riferito di due lettere inviate alla cancelliera Angela Merkel nell’agosto 2019 per chiedere un intervento dopo il divieto di ingresso in Italia del governo. “La condizione di salute a bordo è molto precaria”, scriveva Camps, “perché a numerosi adulti e minori servono delle cure immediate. Abbiamo chiesto un porto sicuro a Malta e in Italia per potere fare sbarcare i migranti. Ma le nostre richieste sono state tutte respinte”. La prima lettera inedita è stata acquisita dal Tribunale. La risposta dell’ex cancelliera tedesca invece non è stata consegnata. “È privata”, ha riferito ai giornalisti il fondatore della ong che si è rifiutato di consegnarla al Tribunale. E ha poi aggiunto di aver scritto anche al presidente francese Macron e all’allora presidente del Parlamento europeo David Sassoli.

Il presidente del Tribunale chiedere di sfoltire il numero dei testi da ascoltare

A fine udienza il presidente del Tribunale Roberto Murgia ha chiesto di tagliare il numero dei testi per accelerare i tempi. “Mancano ancora 80 testi da ascoltare – ha detto – di questo passo, con una udienza al mese, ci vorranno altri tre anni. Visto che molti temi sono assodati sarebbe opportuno sfoltire il numero. Chiedo uno sforzo, soprattutto le parti civili, che hanno liste testi corpose”. Tra i possibili teste anche Richard Gere. L’attore, infatti, potrebbe essere sentito al processo nell’udienza del 15 settembre, secondo quanto annunciato dall’avvocato di parte civile della Open Arms, Arturo Salerni. Come è noto Gere si recò sull’imbarcazione che si trovava in acque internazionali, davanti a Lampedusa, portando frutta e verdura e facendosi fotografare sorridente e solidale.

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