Impagnatiello, inquirenti sulle orme di un piano “premeditato”: topicida, pellicola e quegli spostamenti…
Il topicida, la pellicola, il luminol che fa emergere tracce di sangue ovunque: nelle fughe delle piastrelle della cucina, una ancora visibile su un muro del salotto. E poi ci sono le ricerche su Internet… Gli inquirenti cercano altre prove prove a sostegno della premeditazione e della crudeltà dell’omicidio di Giulia Tramontano, tracce di un’efferatezza che Impagnatiello avrebbe lasciato un po’ ovunque. Aggravanti che per la Procura sono solide, ma che il gip ha escluso nella sua relazione in cui conferma la custodia cautelare in carcere. Tasselli di un mosaico omicidiario su cui anche la famiglia Tramontano, come ha spiegato il legale Giovanni Cacciapuoti, «vuole vederci chiaro».
Omicidio Giulia, rilievi, riscontri, reperti: tutte le tracce che Impagnatiello ha lasciato
In questo contesto, che gronda sangue e orrore, i rilievi tecnico-scientifici dei carabinieri della sezione investigazioni scientifiche (Sis) nell’appartamento di Via Novella, a Senago, effettuati nella giornata di ieri e terminati intorno intorno alle 22, potrebbero essere dirimenti sul fronte della premeditazione. E il veleno per topi un elemento chiave della Procura per dimostrare che il barman 30enne aveva pianificato il delitto almeno qualche giorno prima di infierire mortalmente su Giulia, la sua compagna incinta di sette mesi.
Il veleno per topi, la pellicola trasparente, le tracce sangue: un mosaico che ricostruisce l’orrore
Dopo l’abitazione, esaminata per oltre 7 ore, i militari in serata hanno effettuato accertamenti nel garage e nella cantina al piano interrato, in cui Impagnatiello ha confessato di aver nascosto il corpo di Giulia, prima di gettarlo in un’intercapedine dietro a dei box a qualche centinaio di metri di distanza, in Via Monte Rosa. Gli accertamenti – a quanto si apprende – hanno dato esito positivo. Sono state repertate diverse tracce ematiche. Il ceppo di coltelli indicato dal barman 30enne, e una pellicola trasparente, compatibile con quella utilizzata, tra l’altro, per avvolgere il cadavere.
Le tracce di sangue, le orme del delitto
Rilievi e riscontri che hanno permesso di chiarire le fasi e i luoghi dell’omicidio, tracciando gli spostamenti dalla cucina al bagno, quindi al pianerottolo. Fino al luogo dove Giulia è stata abbandonata. «Moltissime tracce ematiche e biologiche», trapela, sono state trovate nell’appartamento di Senago, alle porte di Milano, e sulle scale che portano alla cantina e al garage dove Alessandro Impagnatiello ha ucciso e quindi nascosto il corpo senza vita della compagna, accoltellata la sera di sabato 27 maggio.
Impagnatiello fa ritrovare a Comasina patente e bancomat Giulia
Non solo. Mentre quelle pareti e quei pavimenti “parlano” e lasciano nello spazio le orme dell’orrore, i carabinieri di Milano ritrovano la patente, il bancomat e la carta di credito di Giulia Tramontano in un tombino nel parcheggio della metropolitana Comasina. Proseguono le ricerche dei militari, in collaborazione con i vigili del fuoco di Milano, per trovare anche il cellulare della 29enne.
Non solo coltelli: ora è caccia alle impronte mentre si attende l’autopsia
E poi la caccia al coltello, l’arma del delitto, (è stato sequestrato un intero ceppo). Ma anche di impronte digitali e di scarpe, macchie di sangue, e l’esito dell’autopsia. È da tutti questi elementi che i carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche di Milano, che ieri hanno lavorato per l’intera giornata nell’abitazione di Senago, cercano di aggiungere dettagli e conferme a quanto accaduto nell’appartamento di Via Novella a Senago.
L’autopsia, l’esame chiave in programma venerdì
E se ieri è stato il giorno di sequestri e rilievi, oggi inizieranno le analisi alla ricerca di impronte che possano dare conferme alla versione del reo confesso oppure raccontare un’altra storia di quanto accaduto nell’abitazione, poi lungo le scale, fino alla cantina e poi al garage. Un vicino mette a verbale davanti ai carabinieri di aver visto l’auto di Impagnatiello tutta aperta e pulita vicino casa già martedì mattina. L’addetto alle pulizie del palazzo qualche ora prima aveva visto quell’auto vicino alla porta di accesso delle cantine. E dopo aveva notato della cenere lì dove aveva già pulito. Ma Impagnatiello era da solo.
Per capire se Giulia si è difesa e quante volte Impagnatiello l’ha colpita
E allora, tra interrogativi e ipotesi, sarà anche il corpo di Giulia – l’autopsia è in programma venerdì – a raccontare al personale di Medicina legale la cronaca dell’omicidio. A permettere di ricostruire se la giovane si è difesa. Quante volte è stata colpita. Quando è stata uccisa e abbandonata in Via Monte Rosa, a circa 500 metri dalla casa in cui viveva.
E poi tabulati, testimonianze e l’analisi delle telecamere…
E infine, le indagini procedono anche attraverso l’analisi delle telecamere per capire se l’ipotesi di un complice è valida oppure infondata. Ma anche con l’analisi dei tabulati telefonici. E con i controlli su coloro che dopo l’omicidio hanno parlato con il barman per verificare se, eventualmente, qualcuno fosse con lui mentre cercava di cancellare le tracce e nascondere il cadavere. La Procura, con Letizia Mannella e Alessia Menegazzo cerca prove a sostegno della premeditazione e della crudeltà, aggravanti che per gli inquirenti sono solide, ma che il gip ha escluso.
E quei messaggi inviati a Giulia che già non c’era più
Da fonti investigative, riferisce l’Adnkronos sul caso, un elemento importante emerge dalle ricerche che il 30enne barman avrebbe fatto sul web. E non solo online. Anche le informazioni cercate e ottenute negli spostamenti che il killer ha compiuto nelle ore successive all’omicidio. I passi e le manovre messe in atto per nascondere e depistare. Come quando Impagnatiello ha inviato messaggi al cellulare di Giulia, mentre sapeva che era già morta. Secondo ambienti investigativi, l’uomo cercava un modo di programmare da remoto le risposte ai suoi finti messaggi di disperazione. Messaggi che il killer reo confesso ha inviato a Giulia dopo l’omicidio, nel tentativo di depistare le indagini.
Gli inquirenti: il reo confesso e la madre s’informarono sulle telecamere di un bar
O come quando il giovane, insieme alla madre Sabrina Paulis, sarebbero andati in un bar a qualche decina di metri dal luogo del ritrovamento del corpo senza vita della 29enne. Una “spedizione” che nelle ultime ore ha destato sospetti ma che la mamma di Impagnatiello ha già menzionato nella drammatica intervista a La Vita in diretta, spiegando che il motivo era chiedere informazioni sulla presenza di telecamere all’esterno del locale. Un momento che lo stesso gestore del locale avrebbe confermato. Ma che costituisce un elemento, vista la presenza della madre, che potrebbe essere ambivalente.
Impagnatiello, la Procura in cerca di prove della premeditazione dell’omicidio
Tracce. Ricerche. Reperti e spostamenti: elementi che, inseriti nel mosaico investigativo, con cui la Procura mira a dimostrare che l’uomo abbia pianificato l’omicidio qualche giorno prima rispetto a sabato 27 maggio. Elementi su cui, la pm Alessia Menegazzo e l’aggiunta Letizia Mannella, stanno lavorando per valutare la premeditazione e se davvero il killer possa aver fatto tutto da solo per compiere un delitto che ha sconvolto un intero Paese…