“Fenix”, Biloslavo racconta 40 anni di giornalismo di guerra. E presenta il Premio Almerigo Grilz
È stato leggendo Corto Maltese che Fausto Biloslavo, uno dei più noti e competenti inviati di guerra italiani, decise, ancora liceale, che nella vita avrebbe voluto raccontare i conflitti in giro per il mondo, “il lato oscuro dell’umanità”. Un obiettivo che condivise con due amici, che come lui avevano vissuto l’esperienza degli anni Settanta dalla “parte sbagliata”, a destra: Gian Micalessin e Almerigo Grilz, con i quali diede vita all’agenzia freelance Albatros. Micalessin, oggi, con Biloslavo condivide esperienza e fama di grande inviato. Di Grilz resta la memoria di chi ne ha conosciuto l’impegno politico o il lavoro: fu il primo giornalista italiano a morire sul campo nel dopoguerra, eppure a lungo la sua figura è rimasta pressoché sconosciuta agli italiani.
Grilz morì il 19 maggio 1987. Si trovava a Caia, in Mozambico. Aveva 34 anni, fu colpito da un proiettile mentre raccontava gli scontri tra i guerriglieri della Renamo e i governativi del Frelimo. La sua figura è stata ricordata da Biloslavo a Fenix, la festa di Gioventù nazionale in corso al laghetto dell’Eur a Roma, durante l’incontro “40 anni di giornalismo di guerra”, che lo ha visto protagonista di un “monologo”, introdotto dalla dirigente di Gn, Nicole Matteoni.
L’appuntamento, durante il quale Biloslavo ha raccontato ai ragazzi di Gn la bellezza e le difficoltà del mestiere di “cronista” di guerra, è stato anche l’occasione per presentare il “Premio Almerigo Grilz”, con il quale finalmente questo cronista, che Toni Capuozzo definì “l’inviato ignoto”, esce dall’anonimato per rientrare a pieno titolo anche nel pantheon del giornalismo italiano. A quello del giornalismo internazionale, invece, appartiene da sempre: il nome di Grilz, infatti, è scolpito sul monumento in Normandia che “Reporters Sans Frontières” ha dedicato a tutti i giornalisti caduti in prima linea.
La giuria del premio, la cui prima edizione si terrà il prossimo anno, è composta da nomi di primo piano del giornalismo italiano, molti dei quali con una straordinaria esperienza nei teatri di guerra: il presidente è Toni Capuozzo; i membri sono Maurizio Belpietro, Fausto Biloslavo, Giovanna Botteri, Gian Marco Chiocci, Peter Gomez, Mauro Mazza, Gian Micalessin, Gabriele Micalizzi, Gianfranco Peroncini, Gabriella Simoni, Francesco Semprini.
I candidati, spiegano i promotori, “dovranno interpretare il giornalismo sul campo di Almerigo, caratterizzato da qualità professionale, spirito avventuroso e coraggio”. “Il Premio Giornalistico intitolato a suo nome – si legge ancora nella presentazione – nasce per riconoscere e aiutare l’impegno dei giovani giornalisti che partono per i loro reportage, con la voglia di entrare nelle notizie, cercare storie, raccontare fatti. Ovunque: sulle linee del fronte o nelle retrovie, che siano guerre o inchieste, sempre con le suole sul terreno e dentro l’azione […]. Con un solo obiettivo: raccontare storie vere”. Sono previste anche alcune menzioni speciali che prescindono dall’età.