Bassetti, il commento che mortifica la memoria di De Donno: “Fu divisivo, chi lo celebra sbaglia”
Mentre la Camera dei deputati si prepara ad ospitare per lunedì prossimo (26 giugno ndr) la presentazione del Premio De Donno 2023, Matteo Bassetti interviene per commentare l’evento in programma e mette in discussione la figura dell’ex primario di pneumologia dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova. Di colui che è riconosciuto come il padre della terapia anti-Covid con il plasma iperimmune. Il professionista morto suicida nel 2021 a 54 anni, impiccandosi nella sua abitazione. Un commento, quello che l’infettivologo del San Martino di Genova ha rilasciato all’Adnkronos Salute, che mette ingiustamente in discussione ruolo e meriti raggiunti dal medico in vita, e che passa irrispettosamente oltre l’impatto emotivo che la sua scomparsa ha suscitato.
Da Bassetti un inappropriato commento su De Donno
«Sono passati tre anni e questo Paese non è stato in grado di dare un premio ai medici impegnati in prima linea contro il Covid. Mentre la Camera dei deputati ospita invece la presentazione del Premio De Donno 2023: un medico divisivo. E chi lo celebra sbaglia». Un giudizio tranchant, quello di Bassetti. Parole che ledono operato in vita e memoria di un uomo. Di un medico, che nei mesi caldi della pandemia è diventato il simbolo della lotta al virus condotta con il plasma prelevato dagli infettati e guariti. E poi trasfuso nei malati. Un professionista, De Donno, la cui battaglia per imporre la terapia aveva suscitato molte polemiche che lo avevano reso il bersaglio di una pressione mediatica e di attacchi pesanti, anche all’interno della comunità scientifica.
«Fu divisivo, la politica che lo celebra sbaglia»
Così oggi Bassetti, commentando all’Adnkronos Salute l’evento di lunedì alla Camera, dedicato a De Donno, torna su quel dibattito. E su quelle recriminazioni che hanno motivato la sua decisione, improvvisa, di dimettersi da primario ospedaliero per intraprendere la carriera del medico di famiglia. Avvenimenti che hanno preceduto la tragica morte, e che hanno indotto i magistrati ad approfondire i contorni della sua scomparsa – con la Procura di Mantova che aveva anche aperto un fascicolo con ipotesi di «istigazione al suicidio» –. E nel tornarci su, Bassetti riapre una ferita che è ancora difficile rimarginare: «De Donno ha lavorato a Mantova anche lui in prima linea, e va ricordato – precisa l’infettivologo ligure –. Ma è stato preso come esempio di medico che portava avanti la cura con il plasma».
De Donno: Bassetti e premi a parte, la terapia col plasma iperimmune ha salvato tante vite
«Ma questa terapia – prosegue il virologo – studi randomizzati controllati, anche svolti in Italia, hanno dimostrato che non dava i risultati che De Donno aveva detto. Non cura le forme gravi di Covid, forse ha effetti su quelle lievi e precoci», insiste il virologo. Quindi conclude: «Vorrei capire la motivazione di questo premio. I no-vax, i negazionisti continuano ad alimentare questo dibattito. Hanno interesse ancora a parlarne – rimarca il direttore di Malattie infettive al Policlinico di Genova – perché la sensazione è che questi personaggi senza il Covid non sono nessuno». Ma oggi, e a maggior ragione lunedì prossimo, non è a loro che bisognerebbe pensare. Bensì al dato di fatto – inoppugnabile almeno quanto gli studi che Bassetti cita – che a decine di pazienti, talvolta in condizioni critiche, se non disperate, fu salvata la vita. E questo grazie alla terapia di Giuseppe De Donno.