Vasco Rossi da ridere. Dalla vita spericolata alla paura del governo Meloni: “Da quando c’è lei…”

12 Mag 2023 19:17 - di Leo Malaspina

Un guerriero, un ribelle, il mito dell’anticonformismo, della libertà e delle rivolte giovanili, si scopre medioman di sinistra ripetendo un po’ a memoria frasi che abbiamo sentito pronunciare da una Boldrini, da una Serracchiani, magari da un Fratoianni, per non dire dalla Schlein. Vasco Rossi, in una lunga intervista al Corriere della Sera, parla di tutto e di più, ma è sulla politica che si segnala per una conversione in italiano “terrorizzato” dai cattivoni della destra che vogliono cancellare i diritti acquisiti nella storia dell’Italia… Non si capisce quali, ma Vasco Rossi non si sofferma. La sua vita spericolata oggi, sul fronte politico, è una vita allineata, molto ben allineata…

Il mito di Che Guevara crollò presto…

“Per me è sempre stato un gioco fare la rockstar. Non puoi pensare di farlo veramente, a meno che tu non abbia problemi mentali. La rockstar la fai sul palco, quando scendi devi tornare la persona che sei, altrimenti sei fuori di testa. Quando dietro le quinte sento il pubblico che mi chiama penso che stiano chiamando quell’altro. Che infatti arriva sempre. E quando incontro qualcuno che mi riconosce dico ‘sono qui in rappresentanza del mito’. Gli sguardi mi lasciano allibito, non mi sento all’altezza di quello che vedono le persone e mi imbarazzo. Sono sensibile, sento troppo…”, racconta il rocker di Zocca, che ai giovani oggi si rivolge con comprensione, anche rispetto a chi protesta per l’ambiente deturpando le opere d’arte. “Questi ragazzi mi fanno tenerezza anche se sono una risorsa, sono pieni di energia. Hanno più possibilità di essere fragili grazie anche a quelle battaglie fatte da noi perché ci fosse comprensione per il diverso, anche se a livello politico non mi sembra che sia andata così bene… Negli Anni 70 avevamo avuto eroi. Tipo Che Guevara. Poi io stesso ho cominciato a ridimensionarli. Pensavo che fosse più facile fare l’eroe che andare a lavorare ogni giorno in fabbrica alla Fiat. Allora diventava meno eroe il Che e più eroe mio padre che lavorava e basta…”.

Vasco Rossi, la rockstar che oggi teme… la Meloni

Di Berlusconi parla malissimo, anche perché aveva battuto i suoi idoli. “Io già nel 1975 dicevo ai miei amici comunisti alla radio che bisognava cambiare il nome ‘comunista’. Mia nonna votava Dc perché con la parola cristiana dentro pensava di guadagnarsi il paradiso. Quando ho visto che il mio voto valeva come il suo ho smesso di andare a votare. Anche la democrazia ha dei limiti. Con la propaganda hanno rimbambito i popoli…”. E siamo ai giorni d’oggi. Questi primi mesi di governo Meloni ti preoccupano? “Moltissimo. Giorgia è simpatica ma spero che dopo le dichiarazioni da propaganda elettorale prevalgano le posizioni più ragionevoli soprattutto per quello che riguarda i diritti civili. Ma facciamo attenzione, lo dico anche a me stesso di non abbassare la guardia su conquiste faticose e ora messe in discussione. La storia ci insegna che quando qualcosa può andare male… lo farà”.

 L’unica svolta che gli piace è quella rosa. “Un bel segnale. Se le donne andassero al governo ovunque sarebbe meglio; gli uomini hanno il testosterone e perdono la brocca… Non pensavo che dopo quel suonato di Kim Jong-un altro come Putin, tra l’altro a capo di una potenza, minacciasse di tirare bombe nucleari”.

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