Strage di Brescia, il gup impedisce al governo di costituirsi. Palazzo Chigi: «Scelta assurda»

11 Mag 2023 20:18 - di Redazione
Palazzo Chigi

Un increscioso, spiacevolissimo incidente. Uno di quei paradossi burocratici (procedurali, in questo caso) difficili persino da immaginare. E che, invece, nel caso di specie, sembra destinato a scatenare un’infernale strumentalizzazione politica. Parliamo della mancata (per ora) costituzione di parte civile della presidenza del Consiglio nel processo per la strage di Brescia. Un paradosso, appunto, che ha indotto Palazzo Chigi a mettere nero su bianco la  propria indisponibilità ad accettare la logica del fatto compiuto. «Sorprende – esordisce la nota del governo – la decisione del Gup di Brescia di negare la costituzione di parte civile proposta dall’Avvocatura dello Stato per la presidenza del Consiglio». La stessa Avvocatura, prosegue il comunicato, «ha ricevuto l’incarico di proporre ricorso in Cassazione contro un provvedimento così palesemente abnorme».

Palazzo Chigi: «Ricorreremo in Cassazione»

Palazzo Chigi definisce sorprendente la decisione del Giudice dell’udienza preliminare «per due ragioni». In primo luogo «il Gup non aveva dato notizia al governo dell’udienza antecedente a quella odierna e ciò aveva reso impossibile la costituzione. La presidenza del Consiglio aveva incaricato l’Avvocatura dello Stato di presentare istanza di rimessione in termini che lo stesso Gup ha accolto. Perché mai l’avrebbe accolta se non per formalizzare la costituzione?» E siamo al colpo di scena odierno. «Oggi il Gup – prosegue la nota – sostiene che la presidenza del Consiglio avrebbe dovuto conoscere l’antecedente udienza in quanto “fatto notorio“. Ciò contraddice la precedente decisione dello stesso Ufficio e il codice di procedura penale che impone di notificare l’udienza a chi ha titolo a intervenirvi».

L’amarezza dei familiari delle vittime

Inconfutabile la conclusione cui perviene Palazzo Chigi: «Alla presidenza del Consiglio è stato così impedito l’esercizio del potere-dovere di affiancare la difesa delle vittime». La decisione del Gup ha colpito soprattutto i familiari di quanti persero la vita nell’orrenda esplosione di Piazza della Loggia che il 28 maggio del ’74 causò otto morti e 102 feriti. A parlare per tutti è Manlio Milani, che distribuisce le colpe («il giudice avrà avuto le sue responsabilità, ma anche il governo non può non sentire una certa responsabilità») a entrambe le parti. Chi, invece, sta già facendo rullare tamburi di guerra è il Pd. L’ex-capogruppo Debora Serracchiani ha già annunciato un’interrogazione sull’accaduto: «L’esecutivo venga in Parlamento a spiegare questa brutta pagina».

 

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