Sorpresa: l’etnia italiana esiste. È scritto anche nel Trattato di Osimo (e non lo firmò il Duce)
Sottolinea una verità persino banale la ministra Eugenia Roccella quando ricorda che le etnie non solo «esistono» ma rappresentano un «patrimonio culturale da difendere». Un tempo ne era convinta anche la sinistra, i cui amministratori si facevano trovare sempre in prima fila quando c’era da concedere spazi pubblici agli immigrati per le loro bancarelle. Li chiamavano «mercatini etnici» e così zittivano chi cercava di difendere il commercio locale da una concorrenza evidentemente sleale. Una sorta di parolina magica utile a far risaltare la specificità della mercanzia e a certificarne la radicale estraneità ai processi di produzione seriale, contraffazione compresa. Piaccia o meno, è proprio in nome dell’etnos che la manifattura artigianale africana è riuscita a ritagliarsi una nicchia di mercato nell’Occidente capitalista.
I sindaci di sinistra inventarono i “mercatini etnici”
Ma tutto cambia. E ore le nuove tendenze globaliste che sussurrano alla sinistra pretendono di abolire il termine “etnia”, equiparato in toto all’ormai impronunciabile “razza“, pur presente nella Costituzione più bella del mondo. Il ministro Lollobrigida che l’ha usato nel senso ricordato dalla sua collega Roccella e in quello un tempo caro ai sindaci goscisti, è stato seppellito di insulti. Fatale: in tempi di isteria politica come gli attuali, è un gioco da ragazzi trovare un pasdaran del conformismo culturale pronto ad accostare al concetto di etnia il cancello di Auschwitz. E poco importa se l’esecrata parola campeggia indisturbata in trattati internazionali sottoscritti dai governi e ratificati dai parlamenti della Repubblica nata dalla Resistenza e quindi antifascista.
Il Trattato del 1975 coniuga etnia e Costituzione
In quello di Osimo, ad esempio, stipulato tra Italia e Jugoslavia nel 1975, si legge di «(…) protezione, la più ampia possibile dei cittadini appartenenti ai gruppi etnici che deriva dalle loro Costituzioni e dai loro ordinamenti interni (…)». Sorpresa grande, perché pare di capire che etnia e Costituzione non sono come acqua e olio, ma concetti più che compatibili. Anche la sinistra lo sa. Ma è irretita dal suo ruolo di agente segreto (nemmeno tanto) al servizio della gigantesca opera di distrazione di massa in atto. Apposta ha effettuato la sostituzione etica (non etnica) nel proprio Pantheon. E laddove un tempo c’erano Di Vittorio, Amendola, Gramsci e il Quarto stato oggi troviamo Greta, sardine, Luxuria e il terzo sesso. Non stupiamoci perciò se la sinistra fa la guerra alle parole dei ministri mentre il governo la fa alla povertà. Diversamente, la classe operaia non sarebbe emigrata in paradiso.