Silvio Berlusconi ha voluto comunicare la sua fragilità e le sue sofferenze come atto politico
Ho visto più di una volta il videomessaggio che Silvio Berlusconi ha inviato alla convention di Forza Italia a Milano. Come tanti, ne sono rimasto emotivamente toccato. Ma non sorpreso. A differenza delle prime giornate di ritorno al Senato, quando è stato preso lui: soggetto – oggetto delle telecamere che lo hanno ripreso nelle sue movenze che non sono – non possono essere – quelle di un tempo; oggi Silvio ha ostentato se stesso, per com’è.
La “maschera” politica è il volto sofferente di Berlusconi
La sua “maschera” é stata la sua faccia, al naturale: emaciata dal male e dalla degenza; non ha voluto levigarne i segni con calze, trucchi o artifici estetici. Stavolta si è mostrato per com’è. Lo ha voluto; come Vitangelo Moscarda, il personaggio dell’ultimo romanzo di Pirandello, “Uno, nessuno e centomila”: «Non volevo già come un commediante studiar le mie mosse, compormi la faccia all’espressione dei vari sentimenti e moti dell’animo; al contrario: volevo sorprendermi nella naturalezza dei miei atti, nelle subitanee alterazioni del volto per ogni moto dell’animo». Ma mentre il Gegè pirandelliano si guardava, Silvio mira allo sguardo dagli altri. È stato un atto di coraggio?
Atto di coraggio e messaggio politico
Sì: una botta di vitalismo; l’affermazione del proprio “io” sulla malattia, sulla morte, sulla “prigione” ospedaliera. Ma, anche in questa occasione – soprattutto in questa occasione – Berlusconi ha calcolato. Ha calcolato, con lucidità: ha voluto comunicare le sue fragilità e sofferenze come atto politico. Le ha rese immagini; le ha mandate in onda sul suo viso. Non ha nascosto: ha mostrato. Cioè, ha esposto come forza, la sua debolezza. Ha previsto con lucidità con un pizzico di callidità – che avrebbe “bucato” gli schermi, le menti e – perché negarlo – anche i cuori. Della gente, certo. Ma soprattutto dei suoi; dei suoi suoi. C’è un messaggio nel video? Per me, sì. Ed è soprattutto uno: ora io sono questo. Sono così. Questa è la mia faccia. Sappiatelo. Ciò che vedete il mio “sóma” reale, aggredito dall’infermità.
Quando Berlusconi fu colpito con la statuetta: non mi avete fatto niente
Si è fatto un paragone col viso insanguinato, mostrato negli attimi successivi all’aggressione di 14 anni fa, quando fu colpito con una statuetta, in piazza Duomo a Milano. Ma allora il messaggio di Silvio era un altro; era per il campo che lo combatteva: questo che vedete è frutto della campagna di odio dei miei “nemici” ma – come nella canzone di Fabrizio Moro – “non mi avete fatto niente, non mi avete tolto niente, non avete avuto niente”. Allora Berlusconi era presidente del Consiglio, era al culmine della potenza: politica, mediatica, economica. «Aveva tutto, gli tirai una statuetta», disse l’aggressore. E Silvio reagì immediatamente, in pochi secondi. “Usò” politicamente la sua faccia sfigurata, come arma a sua volta: «Sono ancora qui e non mi fermeranno». Ma allora fu un esterno ad averlo ferito. Senza colpa, quello: però plagiato dai “nemici”.
La consegna: spina dorsale del governo Meloni
Adesso il nemico lo ha “dentro”. E lui ha avvertito i suoi, il suo partito; il suo mondo. Il messaggio è per tutti, ma soprattutto per loro: io ci sono, ci sarò; ma non più come prima. Non li ha eccitati ad alcuna battaglia. Nessuna lotta politica è possibile contro un nemico così. E allora li ha preparati; non a una sua uscita di scena: non ci sarà mai; ma a una presenza diversa, fatta più di “mito”, che di fisicità. E con una missione: siate “la spina dorsale del governo”. Del governo Meloni. Di cui si è proclamato socio orgoglioso. Il Berlusconi che abbiamo visto, non sarà l’ultimo; forse è il penultimo. Ancora forte; di politica umanità.