Lavoro, Calderone: “Ma quali spot. Puntiamo a rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale”
Sul lavoro il governo Meloni fa sul serio e lo dimostra l’ultimo consiglio dei ministri. Che ha varato misure strategiche, a partire dalla riduzione del cuneo fiscale. Lo ribadisce in un’intervista a Sky tg24 il ministro del Lavoro, Marina Calderone. Che respinge le polemiche pretestuose sul Primo Maggio.
Calderone: la data del Consiglio dei ministri un atto simbolico
“È stato solo un atto simbolico, nessuna provocazione. Nel giorno della festa del lavoro infatti si sono assunte decisioni sia per chi un lavoro ce l’ha sia per chi è in attesa di trovarlo. Un comportamento quello del governo assolutamente coerente, non condivido una lettura distorta”. Il governo ha scelto di dare continuità al taglio del cuneo fiscale. “C’è la nostra volontà di impegnarci per arrivare nel corso della legislatura al taglio del 5% . Nessuno pensa di varare provvedimenti spot”, chiarisce il ministro. Confermando la volontà del governo di rendere strutturale questo obiettivo.
Al lavoro per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale
“Il taglio contributivo a cui siamo arrivati è un taglio importante. Dopo l’intervento dello scorso anno siamo tornati sul tema di restituire alle famiglie una parte della contribuzione che mensilmente debbono versare. Un taglio che riduce di circa il 70% i contributi per i redditi fino a 25mila euro. E del 60% per quelli fino a 35mila. Certo, il nostro impegno è lavorare per creare le condizioni per rendere strutturale l’intervento. È il nostro obiettivo di legislatura”.
Bisogna agire con prudenza guardando agli equilibri dei conti
Proroga del taglio del cuneo fiscale al 2024? “Siamo certamente al lavoro per poterlo fare. Ma bisogna agire con prudenza facendo attenzione all’equilibrio dei conti . Il nostro obiettivo è un taglio del costo strutturale sia dal lato dell’azienda che da quello dei lavoratori e sopra 35mila euro lordi. Dal punto di vista dei costi – spiega Calderone – la cifra che servirebbe si aggira intorno ai 10 miliardi. Ma dipenderà da tutta una serie di fattori e da come questa misura strutturale verrà dimensionata sull’intera platea”.
Contratti a termine, nessuna precarizzazione
Chiarezza anche sui contratti a termine. Per mettere a tacere le polemiche sulla presunta precarietà che deriverebbe dal provvedimento varato nel dl lavoro. “Bisogna ricordare come è strutturato oggi il sistema dei contratti a termine in Italia. La maggior parte di essi, oltre il 90, durano meno di 12 mesi. E il Dl dignità diceva che fino a 12 mesi il lavoratore e il datore possono sottoscrivere un contratto a termine senza causali. Solo in caso di rinnovo, da 12 a 24 mesi, dunque in presenza di una proroga, bisognava apporre una causale. E noi siamo intervenuti su questo – spiega il ministro del Lavoro – consegnando le causali alla contrattazione collettiva e ai vari livelli di contrattazione. Con riferimenti a quelli maggiormente rappresentativi”. Nessuna precarizzazione, dunque. Ma anzi “la responsabilizzazione delle parti sociali, delle organizzazioni sindacali e datoriali a tener conto delle evoluzioni dei varie settori”.