I riformisti dem sfidano Schlein: «Il tuo Pd radicale fa solo il gioco della destra»

18 Mag 2023 10:56 - di Francesca De Ambra
Schlein

Riformisti del Pd alla riscossa. Prima tramortiti dal trionfo di Elly Schlein alle primarie, poi allarmati dal malpancismo dei moderati, gli orfani di Stefano Bonaccini hanno pensato bene di lanciare il guanto di sfida alla segretaria attraverso un appello pubblicato da Repubblica. A sottoscriverlo, tre esponenti del calibro di Stefano Ceccanti, Enrico Morando e Giorgio Tonini. Non è l’anticipo di una scissioneda evitare come la peste», assicurano), né l’iniziativa vuol provocare «sollecitazioni ad accomodarsi fuori rivolte da maggioranze inconsapevoli e arroganti a chi non condivide la linea politica e le scelte del leader pro-tempore». Più semplicemente è la denuncia del «rischio di un regresso verso un antagonismo identitario incoerente con la natura stessa del Pd come partito a vocazione maggioritaria».

Su Repubblica l’appello di Ceccanti, Morando e Tonini

In poche parole, i tre accusano la Schlein di andare indietro piuttosto che avanti. Infatti, fatta salva la ribadita collocazione «atlantista ed europea», del nuovo corso dem Ceccanti, Morando e Tonini apprezzano ben poco. A cominciare dal ventilato «Aventino» sul tema delle riforme istituzionali, «con il fallace argomento che non si tratterebbe di questione prioritaria nell’agenda del Paese». Un rischio, appunto. Perché, spiegano, «finirebbe per trasferire gratuitamente alla destra un patrimonio di riformismo istituzionale costitutivo dell’identità stessa del Partito democratico». Su presidenzialismo e premierato, insomma, l’esortazione alla Schlein è di confrontarsi nel merito e non procedere per slogan e demonizzazioni.

Sfida alla Schlein

Lo stesso vale per i temi della produttività e del merito, che vedono il Pd attestato sulla negazione del secondo e sull’affermazione, rispetto al primo, della primato della «redistribuzione rispetto alla crescita». L’adozione di una linea spiccatamente riformista – sostengono Ceccanti, Morando e Tonini – spianerebbe invece «praterie» al Pd. Ma sono i primi a sapere che probabilmente la Schlein finirà per «ignorare queste sollecitazioni e proseguire sulla sua strada». Dovesse accadere, concludono, «sarà un peccato, perché per questa via il Pd potrà forse recuperare qualche punto percentuale a danno del M5S, ma non riuscirà a ridurre la distanza rispetto a Meloni sul terreno che conta davvero: la credibilità della proposta di governo». Sfida lanciata, dibattito aperto. Per la Schlein il difficile arriva ora.

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