De Benoist: “L’identità garantisce la libertà. Va difesa dalla tirannia delle minoranze rumorose”
«Dobbiamo difendere le identità», perché «la ricchezza delle identità è vita» e «le differenze culturali sono fondamentali per alimentare il dialogo. E anche il confronto politico». Reduce dal Salone del libro, dove la sua sessione di lavori si è svolta senza incidenti, Alain de Benoist approfondisce i temi al centro del suo ultimo libro La scomparsa dell’identità, edito da Giubilei Regnani, avvertendo sui rischi e sull’insensatezza della “cancel culture”, che è «la tirannia delle minoranze rumorose».
De Benoist: “L’identità fa sì che la cultura non sparisca”
Intervistato dal Giornale, il filosofo e padre della Nouvelle Droite ha sottolineato «l’identità è quella cosa, insieme semplice e complessa, che ci fa vivere e senza la quale non possiamo neppure domandarci da dove veniamo e dove andiamo». «Tiene insieme chi si capisce e allontana chi non si capisce. E fa sì che la cultura non sparisca. È la celebrazione della personalità di un individuo e di una collettività», ha aggiunto, avvertendo che «dobbiamo difendere le identità: quella francese, italiana, spagnola… Le identità sono diverse per lingua, cultura, sesso, credo religioso, filosofico, appartenenza nazionale… e spesso non si armonizzano fra di loro. Ma la cosa non ci deve spaventare. È da lì che nasce il confronto».
Gli effetti nefasti di “globalizzazione e postmodernità”
E se «l’identità è qualcosa di concreto che rafforza e tutela la tua storia e la tradizione», invece «l’identitarismo è qualcosa di artificiale, una miscela tra decostruzione e confusione in cui attecchiscono la cultura Woke, le teorie “indigeniste” e “decoloniali”, dove il femminismo da strumento di emancipazione delle donne si trasforma in una teoria del gender indifferenziato. Ma mentre l’identitarismo si allarga, l’identità è in crisi». E con la crisi dell’identità vengono meno i «punti di riferimento» e «gli psicologi e i reparti psichiatrici» si riempiono sempre più di «pazienti che si sentono confusi». Senza frontiere, senza limiti, con «legami familiari e sociali sempre più fragili» l’identità «individuale e collettiva si indebolisce». «È uno degli effetti della globalizzazione e della Postmodernità. Tanto malessere e tante ansie che vediamo in giro – ha commentato de Benoist – nascono qui».
Le “ideologie arrivate dagli Usa” e l’azzeramento “di ogni senso di appartenenza”
A generare questa crisi dell’identità, per lo scrittore e filosofo francese è stato «l’Occidente stesso», negando sempre di più «le differenze fra le persone e i popoli». «Sono state le ideologie arrivate dagli Stati Uniti, che tendono ad azzerare qualsiasi senso di appartenenza. Mentre io in realtà – ha chiarito de Benoist – sono fiero di definirmi europeo, e fiero anche di definirmi francese. Così come un bretone può essere fiero di sentirsi sia bretone sia francese sia europeo. L’identità è qualcosa di davvero complesso e ricco di sfumature».
Destra e sinistra superate da “una categoria verticale: le élite economiche sopra e il popolo sotto”
De Benoist considera i paradigmi di destra e sinistra superati, sostituiti in Francia come in Italia «da una categoria verticale» che vede la contrapposizione tra «le élite economiche sopra e il popolo sotto». «In Francia Macron e Le Pen da un bel pezzo non parlano a elettori di destra o di sinistra, ma all’alta borghesia e al peuple», ha chiarito lo scrittore, per il quale, rispondendo a una domanda specifica di Luigi Mascheroni, che firma l’intervista, dunque né l’egemonia di sinistra né quella di destra rappresentano un pericolo. Mentre lo è quella del pensiero unico, del politicamente corretto, della “cancel culture”.
De Benoist: “Non sono putiniano, ma non sono neanche zelenskiano”
«La tirannia delle minoranze rumorose», la definisce de Benoist, che rispondendo a un’altra domanda ha detto di non essere né putiniano né zelenskiano, criticando l’Europa che secondo lui non ha mediato per evitare la guerra. «E qual è l’obiettivo di tale egemonia, esportata dagli Stati Uniti e che pervade il mondo anglosassone? Uniformare le dottrine e i credo. Farci dire felicemente: “Siamo tutti uguali!”. Anzi, “Siamo tutti identici”. Instillare l’idea che le differenze di genere, di religione, di pensiero vadano tutte combattute. Invece è vero il contrario: la ricchezza delle diverse Identità è vita. Le differenze culturali sono fondamentali per alimentare il dialogo. E anche il confronto politico», ha sottolineato il filosofo, per il quale un’affermazione dell’area conservatrice alle prossime europee può rappresentare l’occasione per una riscoperta delle identità.
L’auspicio che una Ue a trazione conservatrice possa far riscoprire le identità
«Dobbiamo lavorare perché le persone riscoprano e difendano la propria storia individuale e la storia collettiva. Molti – ha sottolineato de Benoist – dicono che il nostro passato di europei e occidentali sia qualcosa di criminale da condannare. Ci chiedono di continuo di fare un mea culpa. Ma tutti i popoli nella storia delle civiltà hanno avuto momenti luminosi e momenti oscuri. Pericle dice: “Abbiamo fatto grandi cose nel bene e nel male”. Ecco: c’è stato il bene e il male, ma intanto quelle grandi cose sono state fatte. Il passato non va guardato con vergogna o compassione, ma con un sentimento di amicizia. Come qualcosa di prezioso da proteggere e tenere vivo. Si trasmette il fuoco, non le ceneri. E la storia e le identità – ha concluso – sono quella cosa che ci fanno avanzare, con la forza di tante idee, non di una sola, verso la libertà di tutti».