Ddl Autonomia, La Russa: «Nessuna “manina”, il parere critico degli uffici è frutto di un errore»
Il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo non ha dubbi: a pubblicare anzitempo il parere del Servizio del bilancio di Palazzo Madama sul ddl dell’autonomia differenziata è stata una «manina». Con l’obiettivo, sottinteso, di rallentarne l’iter e sabotarne l’approvazione. Lo stesso pensa il ministro Roberto Calderoli, padre della riforma in gestazione. «Non c’è stata alcuna “manina”. Si è trattato di puro errore», puntualizza invece Ignazio La Russa in un’intervista al Corriere della Sera. Il presidente del Senato è l’indiziato numero uno dell’incidente procedurale occorso l’altro ieri negli uffici della Camera Alta.
Così La Russa al Corriere della Sera
Un sospetto che il diretto interessato respinge con decisione. «Non c’è nessun retroscena di valenza politica. Era un dossier come tanti che per errore è stato pubblicato prima che venisse licenziato dagli uffici», assicura. Tanto più, evidenzia, che si tratta di «relazioni che non passano mai dai miei uffici». È vero, invece, che La Russa è intervenuto per impedire il ritiro del dossier. Ma è una decisione che rivendica. «Sarebbe stato come nascondere la polvere sotto il tappeto – spiega -. O, peggio, far gridare alla censura». Dell’accaduto ha parlato anche con lo stesso Calderoli, a suo dire «consapevole del fatto che non ci sia stata alcuna manovra». Del resto, La Russa non ha mancato di chiedere agli uffici una «relazione completa» sull’accaduto.
I sospetti dei leghisti
Ma che cosa ha indotto i leghisti a sospettare l’esistenza di una “manina“? Semplice: il fatto che il dossier contenesse valutazioni (più politiche che tecniche) sull’impatto negativo che l’autonomia differenziata avrebbe sul Mezzogiorno. Valutazioni espresse di recente anche da settori della maggioranza. Ma anche su questo specifico aspetto La Russa fuga ogni ombra ricordando che i dossier degli uffici «mettono sempre in evidenza anche le criticità». Il che è anche molto logico. «Semmai – prosegue il presidente del Senato -, trattandosi del Servizio del bilancio, mi sarei aspettato più attenzione ai numeri, piuttosto che ad altre valutazioni». Che, per altro, lui nemmeno condivide. «Quel parere – conclude, infatti – io l’avrei scritto diversamente».