Andreotti visto dalle Br: «Il volto peggiore del potere Dc, ma non volle la morte di Moro»

2 Mag 2023 15:47 - di Michele Pezza
Andreotti

Giulio Andreotti visto dalle Brigate Rosse a 10 anni esatti (il prossimo 6 maggio) dalla sua morte. A parlare, in un’intervista all’Adnkronos, è l’ex-terrorista Francesco Piccioni. La sua non è l’unica “voce di dentro” a ritornare sui misteri della Prima repubblica. Qualche anno fa, fu infatti l’ex-brigatista Adriana Faranda a dire che le Br rapirono Moro e non Andreotti perché lo ritenevano «la mente della Dc». Non per niente era, assieme ad Amintore Fanfani, uno dei “due cavalli di razza” dello Scudocrociato. Un giudizio confermato oggi da Piccioni, che descrive Andreotti come «molto più “terragno” nella relazione con i territori e il sistema di potere dc», di cui «era il volto peggiore».

Così l’ex-terrorista Piccioni sulla strage di Via Fani

Non che non fosse una mente, precisa, «è che i facitori di strategie non nascono sotto i cavoli, non si riproducono velocemente». E qui Piccioni spiega che la scelta di rapire Moro fu appunto diretta conseguenza del progetto attribuito al presidente della Dc di portare il Pci nell’area della maggioranza ma solo per lasciarlo in mezzo al guado. Piccioni bolla poi come «stupida e dietrologica» l’affermazione del giudice Ferdinando Imposimato, secondo cui «l’uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Br, ma anche e soprattutto per volere di Andreotti». E obietta: «Potremmo dire altrettanto che è morto perché l’ha voluto il Pci con la linea della fermezza».

Il prossimo 6 maggio ricorre il decennale della morte di Andreotti

Obiezione fondata. «La Dc, non tutta, ma sicuramente l’ala di Andreotti sì, e il Pci – spiega Piccioni – sono stati quelli che hanno determinato le condizioni perché le conclusioni fossero quelle. Perché negare la trattativa significava dire “ammazzatelo pure, a noi non ce ne frega niente“, che ovviamente è una frase molto sintetica e brutale ma politicamente significava quello». Atteggiamento diverso da quello tenuto due anni dopo in occasione del sequestro di Ciro Cirillo, oscuro assessore regionale dc della Campania. «Il sequestro – conclude Piccioni – è un avvio di trattative, se questa viene rifiutata, anche se poi stranamente due anni dopo la si è fatta per Cirillo, si tratta di una decisione politica. E chi si è preso la responsabilità dovrebbe prendersela anche rispetto alla storia e non solo rispetto alla politica di breve termine».

 

 

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